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368 capitolo sesto.

un finestrino che guarda, oltre la lama verde, una muraglia di tozzi faggi fogliuti e bassi.

Nell’ombra mobile del Covile, sforacchiata di sole, stavano a conversare, seduti, Carlino Dessalle, la signora Cerri, il maestro Bragozzo, ospite dei Cerri, Bassanelli sfuggito per due giorni alle cure del Governo, il poeta fantastico e il notaio di Vena, un savio, lento di gambe e di parola. I cinque bambini della signora Cerri facevano il chiasso nella “Pentola degli Stregoni„.

La signora lodava l’aria di Vena, così penetrata di spirito puro e anche ilare. Soggiunse timidamente, arrossendo nel dubbio di fare un discorso pretenzioso, alcune parole sulla purezza ilare di certi Santi, di certe anime elette che tuttavia s’incontrano qualche volta nel mondo. Allora il candido maestro la guardò con una faccia illuminata di ricordi sottintesi e le disse, pensando alla conversazione di villa Diedo, che nell’aria di Vena non c’era odore di quei tali pasticci.

“A pian!„ fece il notaio, esperto dei costumi venaschi. Non potè metter fuori la sua esperienza perchè Bassanelli saltò in mezzo a dire che l’odor di pasticcio a lui non dispiaceva e che invece l’aria di Vena era salubre perchè non vi era mai odore di abiti neri nè a coda nè senza coda; “nè de velade nè de veladoni!„ La signora Cerri osservò,