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ombra e aurora 419

La quarta passò in silenzio ma, appena passata, si fermò; Franco rabbrividì udendola fregar un fiammifero. Quegli accese la pipa, tirò due o tre boccate di fumo, e poi domandò ai compagni, alquanto forte perché s’eran già dilungati, scendevan la costa di Val Malghera:

«Quanti anni aveva?»

Uno di coloro, rispose, pure forte:

«Tre anni e un mese».

Allora la quarta guardia tirò altre due boccate di fumo e si rimise in cammino. Franco, che stava bocconi, all’udir «tre anni e un mese», l’età di Maria, si alzò sulle braccia stringendo l’erba convulsivamente. Il rumor dei passi si perdeva già in Val Malghera.

«Dio Dio Dio Dio!», diss’egli. Si rizzò ginocchioni, ripeté lentamente dentro a sè, come istupidito, la parola terribile «aveva». Si torse le mani, gemette ancora: «Dio Dio Dio Dio!».

Di quel che fece in seguito non ebbe quasi coscienza. Scese a Oria con la sensazione vaga d’esser diventato sordo, con un gran tremito nel braccio che portava la bambola. Arrivò alla Madonna del Romìt, attraversò il paese e invece di scendere per la scalinata del Pomodoro continuò diritto per il sentiero che raggiunge la scorciatoia di Albogasio Superiore, discese per la stessa scaletta che aveva presa la Pasotti il giorno prima della catastrofe. Vide sulla faccia della chiesa un chiaror debole che usciva dalla finestra dell’alcova, non si fermò