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la sonata del chiaro di luna, ecc. 197

l'Austria, sacrificando i suoi interessi ai principii e agli odii, si sarebbe schierata con la Russia, per cui Napoleone sarebbe stato costretto di combatterla. «Sentite» disse sua moglie «io invece ho paura che l’Austria si metta dalla stessa parte del Piemonte.» «Impossibile!» fece l’avvocato. Franco si sgomentò, ammirando la finezza dell’osservazione, ma Pedraglio esclamò: «Off! Sti zurucch chì hin tropp asen per fà ona balossada compagna!» e l’argomento parve decisivo, nessuno ci pensò più, salvo Luisa. Si misero a discorrere di piani di campagna, di piani d’insurrezione; ma qui non andavano d’accordo. V. conosceva gli uomini e le montagne del lago di Como come forse nessun altro, da Colico a Como e a Lecco. E dappertutto, lungo il lago, nella Val Menaggio, nella Vall’Intelvi, nella Valsassina, nelle Tre Pievi aveva gente devota, pronta magari a menar le mani a un cenno del «scior avocàt.» Egli e Franco credevano utile qualunque movimento insurrezionale che valesse a distrarre anche una menoma parte delle forze austriache. Invece Luisa e Pedraglio erano del parere che tutti gli uomini validi dovessero ingrossare i battaglioni piemontesi. «Faremo la rivoluzione noi donne» disse Luisa con la sua serietà canzonatoria. «Io, per parte mia, butterò nel lago il Carlascia.»

Discorrevano sempre sottovoce, con una elettricità in corpo che dava luce per gli occhi e scosse per i nervi, assaporando il parlar sommesso con le porte e le finestre chiuse, il pericolo di aver quella