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la sonata del chiaro di luna, ecc. 169

Barucabà, ancora Barucabà!» Lo zio le ripeteva allora la poetica storia ma nessuno la sa più ripetere a me.

Ecco di che parlava a Luisa, con la sua voce timida e gentile, il professore Gilardoni, diventato un tantin più vecchio, un tantin più calvo, un tantin più giallo. «Chi sa» aveva detto Luisa «se Maria somiglierà alla nonna come nel viso anche nell’anima?» Il professore rispose che sarebbe stato un miracolo avere in una famiglia, a così poca distanza, due anime simili. E volendo spiegare a quale rarissima specie fosse appartenuta, nel suo concetto, l’anima della nonna, mise fuori il seguente garbuglio. «Vi sono» diss’egli «anime che negano apertamente la vita futura e vivono proprio secondo la loro opinione, per la sola vita presente. Queste non sono molte. Poi vi sono anime che mostrano di credere nella vita futura e vivono del tutto per la presente. Queste sono alquante più. Poi vi sono anime che alla vita futura non pensano e vivono però in modo da non mettersi troppo a repentaglio di perderla se c’è. Queste sono più ancora. Poi vi sono anime che credono veramente nella vita futura e dividono pensieri e opere in due categorie che fanno quasi sempre ai pugni fra loro; una è per il cielo, l’altro è per la terra. Queste sono moltissime. Poi vi sono anime che vivono per la sola vita futura nella quale credono. Queste sono pochissime e la signora Teresa era di queste.»