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veder taccoli colla Polizia, a causa del mio mestiere. Li conosco tutti quei cari agenti; m’informerò di quella donna. Datemi, però, qualche indicazione più precisa. Scrivete al vostro sergente e portatemi la sua risposta.

La transazione sembrò andar a sangue a Bruto. Inoltre, senza ch’egli se ne accorgesse, don Gabriele l’aveva colpito. La sua maniera di parlare, il suo slancio, l’accento, quell’impero indomabile che l’arte prende sull’uomo avevano aperto nello spirito di Bruto una via a nuove idee, ad un istinto nascosto, a dei desiderii sconosciuti, a delle speranze vaghe ed indefinite.

— Sia, diss’egli: ritornerò. Ma ad una condizione: che non metterete il mio sergente sugli avvisi, finchè io non sappia in che storia lo fate figurare. Per Dio! non voglio che faccia nè la figura d’imbecille, nè quella di un sacripante. Se lo sapesse, ci romperebbe le coste a voi ed a me.

— Non temete di nulla, giovanotto. Quando mi conoscerete meglio, capirete che la raccomandazione è inutile.

— E poi non mi piace che facciate morir Giuseppina. Ho un’idea....

— Dite, ragazzo, dite, sclamò don Gabriele ansioso.

— No: c’è di meglio a fare.

— Che cosa?

— A rivederci, ve lo dirò un’altra volta.