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questo nome, disse Lena, senza lasciare il gabinetto, ove la s’acconciava.

Il cameriere dell’albergo riportò questa risposta, corretta del sostantivo animale, tradotto in quello di milord.

— Ah! ah! ah! rispose milord Adam; capisco. Dite alla signora Ondina che lord Adam ha bisogno di parlarle.

— Rispondete a codesto Adamo, replicò Lena, che Eva non ha ancora messo il suo grembiale di foglie di fico e, che se egli ha da parlarmi, e’ può deporre il suo discorso dal portinaio.

Il cameriere riportò la risposta, senza farla, questa volta, passar per la censura.

— Ah! ah! ah! obbiettò milord ridendo; dite alla signorina che il mio discorso ha la podagra e non può discendere dal portinaio.

— Rispondete a milord, replicò Lena, che milady si mette in viaggio fra mezz’ora e che gli permette di attendere fino al suo ritorno.

— Ah! ah! ah! rispondete a milady, che milord preferisce di accompagnarla nel suo viaggio, lasciando nel salone, per attendere milady, il suo discorso e la sua gotta.

— In questo caso, che vadi al diavolo, gridò Lena.

— Ah! ah! ah! concluse milord, in questo caso, prego milady di presentarmi milord il diavolo, cui non ho l’onore di conoscere, se costui deve essermi compagno di viaggio.

L’ostinazione di quest’uomo esasperò Lena, la quale aspettava a nove ore don Gabriele ed aveva ordinato la vettura, che doveva condurli a Castellamare.