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chio rubbare, et con esso fuggendo, in India lo porto. quivi era reina una vergine, la quale del regno ad uno suo consigliere la cura havea assignata. à cotesta vergine fu da mio zio lo specchio presentato, et la virtù di quello tutta narratole, la quale però altrove, che in questo regno, non potea dimostrare. vedeasi ogni giorno nella principal citta di quel paese, la quale alla marina era situata, al levare del sole una gran mano dritta, et aperta sopra 'l mare, la quale fino al tramontare non si movendo dal luogo, d'onde era uscita, sopragiungendo la notte, s'accostava al lito, et prendendo un'huomo, nel mare seco lo portava, et così facea di continuo. onde sin' à quel tempo gran numero d'huomini si era in quel paese perduto. di che il popolo mesto, et dolente assai, s'imagino di portare lo specchio sul lito del mare all'incontro di essa mano, facendosi à credere, che per aventura alcun rimedio gli potesse dare, et all'incontro della mano portatolo, questo beneficio ne ricevette, che si come prima un'huomo al giorno, cosi non piu un'huomo, ma uno cavallo, ò un bue seco ne portava. Hor per la perdita dello specchio havendo questo regno la pristina felicita smarrita, et disiderando senza fine mio padre di ricoverarlo, mandò alla reina uno suo ambasciatore con offerirle gran thesoro, se glie lo havesse voluto restituire, à ciò facendola con diverse ragioni persuadere; massimamente dimostrandole, che al paese di lei non poteva lo specchio giovamento alcuno apporta-