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nell'azzurro purissimo leggermente dorato nella parte orientale; e già un fresco venticello foriero dell’aurora agitava il verde lieto dei campi di frumento, che dalla parte di ponente parevano l’ondeggiare d’una vasta marina.

Il cannone tonava ancora; ma questa volta i colpi partivano dalla fortezza e parevano i nitriti d’un immenso cavallo in guerra che laggiù nel folto della campagna schizzando fiamme dalle narici e percotendo con le zampe il terreno, sfidasse l’ira del nemico. Quando il sole fu sorto, apparve la fortezza, e allora la donna poteva distinguere sui baluardi il lampeggiare dei fucili delle sentinelle e il culmine della cupola del duomo scintillante, sopra alla quale, nell’aria serena, inondati di luce, sventolavano i tre colori della bandiera italiana.

— Povera Palma! — esclamò la donna commossa. — Ma almeno tu se’ viva ancora! — E s’inginocchiò a ringraziare il Signore. —

Sia che la solenne maestà dell’ora le infondesse un religioso raccoglimento, sia che ve la spingesse un ignoto impulso del cuore, pianse e pregò lungamente. Ella amava Palma come si amano le memorie dei giorni più lieti. Là era stata insieme col promesso sposo a scegliersi l’anello nuziale; là aveva comprato il suo primo fazzoletto di tulle e i vestiti da festa. Su quella bella piazza circolare, all’ombra delle odorose acace che formano un viale all’intorno, era stata tante volte a vendere le uova e i pulcini delle sue galline, gli anatrotti, i paperottoli e gli erbaggi dell’orticello. Anzi, quando stava nella sua casuccia a Jalmicco, e non sapeva come raggranellare qualche soldo per i bisogni della crescente famigliuola, faceva dei mazzolini di timo, di maggiorana, di salvia e di