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del locatore. Malattie, stagioni contrarie, mancanza di lavoro, sono poi disgrazie che essi non prevedono, o che certo non entrano nei loro calcoli. Anche colui che affitta sa bene che il suo campo, se anche fosse la terra promessa, non potrebbe dargli il provento che richiede; ma egli spera aver da fare con gente accorta che sa ingegnarsi al bisogno, e ne profitta: pur che paghino, il resto non importa. Ad ogni modo, alla fine dell’anno col sequestro si assicura il pagamento! Anzi, ci sono taluni che nelle quattro pecore, nella vaccherella e ne’ pochi attrezzi dell’inquilino vedono preventivamente assicurato il prezzo dell’affitto. Così gli sciagurati che si trovano nella necessità di abbracciare quella vita miserabilissima, passano d’uno in altro tugurio sempre più miseri, finchè, spogli di tutto, vanno ad ingrossare la schiera dei mendichi e dei vagabondi. Anche il padre della Mariuccia consumò in pochi anni tutto quel poco che aveva ereditato, e dopo esser passato di villaggio in villaggio, sempre nei peggiori abituri, finì coll’ammalarsi e morire all’ospedale. Così, a dodici anni, coperta di stracci e ridotta sulla strada, la povera fanciulla andò elemosinando. Un giorno ebbe la buona ventura di capitare alla porta di un contadino benestante, la cui moglie, colpita dalla bella fisonomia della poverina, la prese per serva. I contadini sogliono trattare i loro garzoni come persone di famiglia. Se non possono dar conveniente salario, almeno non fanno sentire lor la diversità di condizione. Cibo e lavoro in comune; quasi nessuna disuguaglianza di vestiario, e, quel che vai più, non disprezzo ne’ modi, non imperiosa acerbità ne’ comandi.

La povera creatura si affezionò ben presto a’ suoi padroni. Lavorava con loro ne’ campi, filava la sera