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tersi, tutti prodighi della loro vita! A mezzanotte un sergente, che era stato fatto prigioniero, comparve sul cavallo di un ussero che aveva ucciso nel farsi largo tra le file dei nemici. Aveva due grandi ferite alla spalla, profonde fino all’osso; aveva trapassata una coscia da una palla e un’altra ferita attraverso la faccia; e mentre il nostro dottore lo medicava, egli narrava i particolari di quel fatto d’armi, e com’era riuscito a farsi strada attraverso gli austriaci e mettersi in salvo. I nostri vincevano ad onta del ponte distrutto, e avevano già in parte guadato il torrente; gli Austriaci invece erano in piena fuga fino a Gorizia; ma l’armistizio presentato dal nemico sul campo, li fece loro malgrado retrocedere. Oh, se tu avessi veduto come piangevano di rabbia!...

Il domani, 27 luglio, la divisione Mezzacapo e Pallavicini coi bersaglieri vennero ad accamparsi a Manzano. A Trivignano, Cadorna, Ricotti ed altri. A Predemano, Cialdini; a San Lorenzo e Soleschiano gli avamposti. Sono stati dieci giorni con noi. Erano i fratelli venuti a liberare i fratelli. Accarezzavano i bambini, erano buoni, alacri, disciplinati; cercavano di darci il meno disturbo possibile. Si capisce che tutta quella milizia non poteva viver d’aria; ma ti assicuro che non ci hanno recato il minimo danno. Pagavano a contanti fino l’acqua che bevevano, e per noi non c’era che il dolore d’essere poveri e già spogliati di tutto dall’Austriaco. Sicché i loro bei marenghi non li potevano spendere. Qui, in casa, è stato due giorni malato un capitano. Ci si bisticciava un po’ perchè si dichiarava ateo, ma era il miglior galantuomo della terra. A me perdonava le mie credenze religiose, in grazia del ritratto di Garibaldi appeso alla parete, ché sotto Garibaldi egli aveva combattuto in Si-