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veri; e nessuno li seppellisce. Qua e là vedi cavalli scuoiati sopra a terra. C’è un puzzo orribile. Indarno la deputazione e i medici dànno ordini! Non c’è chi voglia obbedire. Dio mandi presto il freddo! Ma penso che allora, oltre la tanta penuria, qui nel villaggio non vi saranno neanche più legna da bruciare, ché i soldati hanno ripulito ogni cosa.... Adesso viene la notizia che domani senza il permesso del generale non si potrà passare il cordone. Non c’è dunque tempo nè di copiare questa lettera, nè di scrivertene un’altra. Leggi come puoi e perdona gli spropositi, perchè mando subito a impostarla a Udine. Riverisci per me il professor Conti, ma se gli vuoi dire dei nostri casi e far leggere la presente, correggi ti prego gli errori.

Un bacio ai figli e mille a te.

Caterina.


Ho paura, Marina mia, di non poter fare più niente col mio povero ingegno. Troppe disgrazie mi sono cadute addosso!... E lo spavento e l’angoscia di questi giorni mi hanno propriamente annichilita. Non voglio dirti con questo di non voler tentare di riuscire nel lavoro che mi proponi. Anzi, mi metto subito all’opera, non foss’altro, per la cara speranza che mi dài di essere in tua compagnia sulle pagine di quel giornale al quale, se ben ricordi, io desideravo tanto di collaborare. Ma come lusingarmi di riuscire, se da qualche tempo mi trovo in tale stato di debolezza, che non mi lascia nè scrivere nè leggere due righe di seguito? Sono sempre bagnata di sudore. Ti dirò che per scri-