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132 l’osteria dei buoni amici.

mischiarcisi, perchè la Barberina minacciava di cavargli gli occhi, se lo vedeva a bazzicare con suo fratello.

— Un accidente, quella ragazza! — Ora lui cercava di vivere in pace e avere il suo pane assicurato. S’era messo a fare il facchino in una drogheria. Un buon impiego, niente da fare, e qualcosa spesso da mettersi in tasca. Tonino giurava che a lui gli bastava l’animo di pestargli il muso come i gatti, a sua sorella. Volevano vedere?

Ai Buoni Amici era una vergogna dovere accettare sempre le gentilezze degli altri; o se facevano un litro alla mora, e gli toccava pagarlo, esser costretto a segnarlo sul muro, col carbone. Gli davano a credenza perchè sapevano di chi era figlio, e che in fin dei conti avrebbe pagato. Inoltre s’ingegnava con le carte da giuoco, a briscola o a zecchinetta, talchè alle volte