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l’osteria dei buoni amici. 125

dare a qualche sproposito se ne tornò in via della Signora.

Ambrogio corse a trovare il padrone del Caffè, pregandolo di ripigliare Tonino, che era pentito e prometteva di far giudizio.

— Caro lei, è impossibile. Nel mio mestiere è un affare serio. Ora che in questura hanno preso gusto a vostro fratello, non mi piace di vedermi quelle facce tutto il giorno in bottega, che vengono a cercarmelo in cucina e dietro il banco. Ci va del mio negozio. Voi lo pigliereste?

Ambrogio non voleva che suo fratello bazzicasse neppure nella sua bottega, dacchè un questurino gli aveva battuto sulla spalla come a un vecchio amico.

Le donne, il babbo e tutti si sfogavano allora sul malcapitato, buono a nulla, che restava di peso alla famiglia, e nessuno lo voleva. — Ero buono soltanto quando por-