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Mancano affatto stanze adatte all’amministrazione, alla catalogazione, al prestito a domicilio, a tutti insomma quei principali ufizi necessari al regolare andamento di una grande Biblioteca.

Perciò, è doloroso il dirlo, è stato impossibile, e lo sarà ancora fin che duri questo stato di cose, un assetto definitivo di questo Istituto, destinato per la sua ricchezza ed importanza a rendere grandi servigi ai buoni studi.

Osservavasi, per giunta, in quella esplicita lettera:

E all’Archivio e alle RR. Gallerie, per la partenza della Biblioteca dal Palazzo degli Uffizi verrebbe inoltre maggior sicurezza contro ogni pericolo d’incendio, che si presenta oggi veramente formidabile a chi pensi i troppi tesori che sono raccolti dentro a questo gruppo di case, non isolato dalle abitazioni adiacenti.

Infine, il Prefetto della Nazionale, dopo aver detto che il Governo intendeva di riparare alla ristrettezza ed alla infelice disposizione della Biblioteca, e che già studiava i provvedimenti opportuni, insistendo nella richiesta del Governo per la concessione dell’area, così rivolgevasi al Capo del Comune:

Affidando all’illuminato senno della Eccellenza Vostra la presente proposta, non mi nascondo le difficoltà che si potranno opporre, ma dinanzi ad esse non verrà meno, lo spero, l’animo del Municipio fiorentino, amoroso custode della tradizione del passato e conscio com’è dell’alto ufficio che nell’Italia unita oggi spetta a Firenze.

Il dono dell’Area.

Infatti, la generosità del Comune fiorentino fu così pronta, che non guardò alle «difficoltà» e ai sagrifici. Il nostro benemerito Sindaco di quel tempo, principe don Tommaso Corsini, appena ricevuta la proposta, non