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PENSIERI

DI UOMINI CLASSICI


SULLA LINGUA LATINA




Non tam præclarum est scire latine, quam turpe nescire.
Cic. Orat. ad Brut.


Molte e discordi sono le opinioni degli eruditi intorno all’origine della Lingua Latina. Di tutte formandone sola una si potrebbe pensare così: che da prima somigliante all’origine di Roma fosse anche quella della sua lingua, cioè che da varj dialetti di que’ popoli di patria, di costumi, di lingua diversi, che abitarono la nascente Città, si formasse di necessità un linguaggio comune, il quale dai Latini che più degli altri ebbero parte nella fondazione di Roma, latino pigliasse il nome: e poi che a misura del numero, della estensione, della civiltà de’ suoi cittadini il patrimonio pure si accrescesse della lingua, da tutte le soggette nazioni, colle quali facea mestieri di usare, e spezialmente dalla Greca, il più bel fiore cogliendo. E infatti non è già da credere, che bella e perfetta nascesse la lingua latina, come sognano i Mitologi che uscisse Pallade dal cervello di Giove; ebbe anzi essa e rozzi principj e assai lenti progressi, quali aver li potea presso di un popolo nato e cresciuto fra le armi. Romolo agli schiavi o stranieri abbandonava gli studj (scrive Dionigi d’Alicarnassi) solo all’aratro o alla spada comandò che i veri cittadini addestrassero la mano: e ne’ primi cinque secoli il voler suo dal perpetuo tur-