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176 il processo di pellegrino rossi

antica amicizia con lui, ne frequentava le serali intime conversazioni. Emanuele Ruspoli ricordava che a quelle conversazioni accedeva anche il Giudice avvocato Bosi e ricordava benissimo che, negli ultimi mesi del 1849, quando si erano con impeto iniziati processi politici dal restaurato Governo Pontificio, tanto il proprio padre Bartolomeo quanto l’avvoccato Bosi consigliavano e stimolavano il Grandoni ad emigrare e affermava che questi, altamente protestando della propria innocenza, non volle mai piegarsi a quei consigli, sicuro — come egli diceva — che, essendo esso stato eletto Tenente Colonnello del Battaglione Reduci dopo la uccisione del Rossi, non poteva essere nè chiamato nè dimostrato responsabile della parte qualsiasi che alcuni Legionari potevano avere individualmente presa al misfatto compiutosi al palazzo della Cancelleria, misfatto della cui organizzazione egli era ignaro e che, anzi, con suo rischio e pericolo, aveva fatto del tutto per impedire, quando potè avvedersi che stava per compiersi.

Il qual fatto risulta anche dagli appunti della difesa del Grandoni lasciata dall’avvocato Pietro Gui sul finire dei quali è scritto: si rammenti che se Grandoni era correo avrebbe emigrato con gli altn; aveva tempo di farlo e denari; ebbe sollecitazioni da Bosi: non volle muoversi.

E Emanuele Ruspoli aggiungeva che suo padre Bartolomeo fu sempre convintissimo della innocenza del Grandoni, il quale — lo ripeto — dal venerato padre mio e da Giovanni Battista Speck, che erano stati, come ho accennato, suoi subordinati e avevano avuto per due anni dimestichezza con lui, fu sempre ritenuto incapace di aver partecipato a quella brutta trama.

In conseguenza di tutte le cose premesse può, quindi, tranquillamente affermarsi che dalle resultanze processuali e dalle testimonianze stragiudiziali la innocenza di Luigi Grandoni risulta provata.

Resta ora a vedere quali, dagli atti del processo, fra i tanti individui denunciati dallo Squaglia e dall’impunitario Bernasconi partecipassero effettivamente, consapevoli o inconsapevoli, alla tragedia del palazzo della Cancelleria.