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capitolo ventesimo 175

volta: scrivi, scrívi pure che il Grandoni era innocente, non scriverai che la verità, perchè egli non sapeva nulla.

Lo stesso profondo convincimento ebbe l’onorando avvocato Pietro Gui, difensore del Grandoni il quale, nelle citate Memorie autobiografiche, lasciò scritto quanto segue:

«Essendo stata la sentenza capitale proferita non ad unanimità di voti, ebbe luogo un secondo esperimento dinanzi i due Turni riuniti del Tribunale Supremo: io feci sforzi supremi, specialmente pel Grandoni, che ritenni sempre nelle mie convinzioni non implicato nella ferale congiura contro il Rossi, comunque le apparenze lo accusassero: le mie perorazioni (benchè lodate dagli stessi Giudici) non giunsero a salvare quei due miei poveri clienti: la sentenza capitale fu confermata: il Costantini andò a perdere la testa sul patibolo: al Grandoni il Papa era disposto a far grazia della vita presso una lunga e ragionata memoria che io gli diressi; ma in quest’intervallo il Grandoni, temendo di finir la vita per mano del carnefice, preferì togliersela colle proprie, e si appiccò da sè nelle carceri di S. Michele» 1.

Ma un altro testimonio non meno autorevole ed onorando, ripetutamente mi affermò, eccitandomi ad affermarla, allorchè avrei dato compimento a quest’opera Pellegrino Rossi e la Rivoluzione romana, la innocenza di Luigi Grandoni.

Il carissimo e davvero mai abbastanza compianto mio amico e fratello d’armi Principe Emanuele Ruspoli, Ingegnere, Capitano d’artiglieria, Deputato al Parlamento, Senatore del Regno, morto mentre sedeva in Campidoglio Sindaco di Roma, uomo in cui le doti dell’ingegno e della cultura erano accoppiate a quelle di un animo veramente liberale, franco e leale, mi ha più volte raccontato che, nel 1849, dopo entrate in Roma le milizie francesi, egli che aveva allora dodici anni — essendo nato in Roma il 30 gennaio 1837 — vedeva in casa del proprio padre Bartolomeo dei principi Ruspoli, Luigi Grandoni, il quale le[gato da] n 1

  1. Avvocato Pietro Gui, Memorie della mia vita, manoscritto quaderno 8°.
  1. Manca nella scansione