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capitolo ventesimo 171

per opporsi alla intromissione di Capitani turbolenti che avevano portato il disonore e il disordine nel Battaglione.

Dato l’uomo così come io ho procurato di ritrarlo sul fondamento di informazioni autorevoli e spassionate e sulle resultanze dei documenti e degli atti processuali, si intende e si ha la ragione del contegno da lui tenuto nei suoi costituti e nelle sue difese e si comprende e si spiega come e perchè egli si impuntasse, durante la istruttoria, con una specie di voluttà e con ostinazione caprina a sottilizzare coi Processanti, avanti ai quali, forte del coraggio che gli veniva dalla sicura coscienza e nel tempo stesso, dalla presunzione di essere dotato di un grande ingegno e di una sufficiente dottrina giuridica — mentre realmente era a corto dell’uno e dell’altra — egli tenesse un atteggiamento un po’ provocante e soverchiamente reticente e negativo sopra circostanze che, mentre risultavano provate in processo, scarso nocumento gli avrebbero recato se egli francamente le avesse ammesse.

Perchè, per esempio, negare assolutamente le sue relazioni con lo Sterbini e con Ciceruacchio, dal momento che egli doveva comprendere che agevolmente se ne sarebbe in atti raccolta la prova?

Certo che, in un processo come quello, tali relazioni costituivano già una presunzione criminosa a danno di un imputato; ma non dava pretesto al Fisco di peggiori illazioni il fatto di negare relazioni che erano provate?

Da altra parte se l’essere in relazione con lo Sterbini e con Ciceruacchio avesse potuto costituire un titolo di complicità nell’omicidio Rossi, l’Ufficio di Istruzione avrebbe dovuto porre sotto processo quaranta mila almeno degli abitanti di Roma a quel tempo.

Ma oltre alle ragioni del bizzarro temperamento, di presunzione e di puntiglioso bizantinismo indussero il Grandoni a tener quel contegno ragioni di ordine morale, che ampiamente attestano del suo sentimento d’onore.

Di qui le precauzioni e le cautele con cui egli procedeva nelle sue deposizioni: giacché, se desiderava di provare la propria innocenza nel fatto dell’omicidio Rossi, non avrebbe