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capitolo ventesimo 165

Ma innocente di che? se le sue proteste di incolpevolezza si riferivano al fatto materiale della uccisione di Pellegrino Rossi1, certo egli poteva dirsi innocente; ma se egli proclamandosi tale intendeva scaricare da se la complicità sua diretta e necessaria nell’omicidio Rossi, allora egli era smentito e schiacciato dalle molte prove e dai moltissimi indizi raccolti in processo contro di lui, la maggior parte dei quali erano stati somministrati dalle sue stesse imprudenze e spavalderie.

Ora in quel clima di spiegabile reazione in cui si svolse il processo, sotto quella legislazione, con quei metodi di inquisizione, con quel regolamento di procedura, trattandosi di delitto di lesa maestà e di processo di così alta ed eccezionale importanza politica si comprende benissimo come pel Governo pontificio rei ugualmente di morte dovevano apparire ed essere considerati tanto colui che colpì come coloro che concorsero direttamente alla preparazione e alla effettuazione dell’omicidio.

Quindi, date tutte quelle premesse, si comprende benissimo come per i giudici Processanti e per il Supremo Tribunale della Sacra Consulta non solo Sante Costantini — che era in loro potere — ma anche Felice Neri — che la tisi galoppante aveva loro sottratto — ma anche Antonio Ranucci, Filippo Trentanove ed Angelo Bezzi che eran profughi dallo stato apparvero — e dovevano necessariamente apparire — e furono considerati ugualmente rei quanto Luigi Brunetti che colpì, ma che senza la diretta ed efficace cooperazione di quelli e senza il concorso di altri venticinque o trenta di quei giovani, consapevoli o inconsapevoli che essi ne fossero, non avrebbe potuto colpire e non si sarebbe accinto a colpire.


  1. Quel tale signor Del Cerro nell’articolo zibaldone di cui ho parlato si affanna a dimostrare che Sante Costantini era innocente: d’accordo se si tratta della esecuzione materiale del delitto — e non occorreva neppure uno sforzo straordinario di ingegno, a comprenderlo dal momento che tante prove emergevano dagli atti a indicare quale uccisore Luigi Brunetti — ma quando il Del Cerro si sforza di scolpare il Costantini quasi da ogni responsabilità nella uccisione del Rossi, allora egli dimostra tutte le leggerezze del suo criterio storico e giuridico, tutta la insufficienza dalle sue cognizioni in argomento, tutta la superficialità della sua trattazione.