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156 il processo di pellegrino rossi

che in quell’atrio fino alla scala faceva ala al passaggio del Ministro. Mi diceva che il feritore era un bel giovinotto; che appena fatto il colpo i Legionari (così esso chiamava quei militi della civica, dando al truce fatto l’impronta di un antico tragico quadro romano) brandirono in alto le daghe sguainate, e sollevossi tosto un mormorio lungo di voci cupe rumorose quasi a coprire l’orrore dell’accaduto.

Ma in quanto al nome dell’uccisore lo Scudellari, che era di una rigidezza ne’ suoi propositi, e di una riservatezza senza pari, mi dichiarò che, sebbene l’uccisore stesso fosse morto da un pezzo, egli ne avrebbe sempre taciuto il nome a chiunque, per la ragione che non voleva essere lui il primo a mettere in piazza una notizia tanto grave, e rimasta sempre nel mistero.

«Ma ecco che un giorno lo Scudellari s’imbattè a parlare con un suo coetaneo, che non aveva mai più riveduto fin dai tempi fortunosi del 47-49, e con esso ritornando ai ricordi di quei giorni lo ode anche parlargli della uccisione di Pellegrimo Rossi, e in quella fargli francamente il nome dell’uccisore, il nome appunto del giovinotto riconosciuto da lui Scudellari nel l’atto del ferimento. E sì che lo Scudellari (e lo posso attestare io che lo vedevo nei lavori di campagna) aveva occhio sicuro, e vista da marinaro.

«Non passa molto tempo che Scudellari mi riferisce l’incontro col suo vecchio amico e la conversazione con lui avuta, e mi dice: «credo inopportuno adesso di tacere ciò che sanno e dicono senza reticenze altre persone: Sappi dunque che l’uccisore di Pellegrino Rossi fu Luigi, il figlio di Ciceruacchio».

«Lo Scudellari nell’atrio della Cancelleria ricostruiva tutta la scena del triste avvenimento. Indicava il posto dove si trovava lui, il Rossi quando fu ferito, e descriveva tutti gli altri particolari.

«Mi perdoni on. Giovagnoli, se forse le avrò arrecato noia e disturbo e gradisca i miei sinceri saluti ed ossequi.

Obbl.mo Dev.mo.

Ing. Giuseppe Luzi


Roma, 17 Giugno 1894».