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150 il processo di pellegrino rossi

potuto o voluto allontanarsi da Roma e seguire il Galletti nelle Romagne, fu per l’accennata chiamata alla piazza della Cancelleria che Luigi Grandoni si trovò anche egli in divisa di Tenente Legionario, col cappotto di Tenente Civico, nell’atrio del palazzo, ignaro completamente della trama ordita dallo Sterbini.

E, quando, agirandosi fra quei Legionarii, udì tronche parole, sorde e terribili minaccie e si avvide che fra quei giovani era stato formato il disegno di uccidere il Ministro, Luigi Grandoni, che, sebbene ostile alla politica del Rossi, non aveva cessato di essere uomo relativamente temperato e alla cui coscienza repugnava un simile eccesso, si affannò — come deposero il Buti, il Cimati, il Tibaldi, il Pelagrossi, il Corbò, il Fabi e il Testa — in mezzo a quei giovani ... e non a persuaderli e a sospingerli al delitto, ma a dissuaderneli con ragionamenti, esortazioni e preghiere.

Ma, pur troppo, quel tentativo di salvezza non riuscì: il Rossi giunse, discese, fu accolto da fischi ed urli, circuito, stretto e il coltello da caccia di Luigi Brunetti lo percosse al collo con terribile colpo, che gli recise jugulare, carotide e trachea.

A maggiormente convalidare per la verità storica queste, che sono resultanze processuali, ora io addurrò tutte le testimonianze stragiudiziali e i documenti da me raccolti per sempre più dimostrare che l’uccisore del Rossi fu Luigi Brunetti e che Luigi Grandoni era ignaro assolutamente della trama la quale doveva togliere la vita al Conte Rossi e che, perciò, fu ingiustamente condannato all’estremo supplizio, mentre era innocente. Ma prima di procedere oltre, ho bisogno di premettere una dichiarazione.

Io ho letto, qua e là, in certi giornali, — che si intitolano democratici e che in realtà speculano nell’interesse loro e della loro sètta sulla storia del nostro risorgimento — che essi conoscono imperfettamente, ad orecchio — e cercano di sfruttarne gli ardimenti e i sacrificii a beneficio dei loro fini faziosi, sequestrando a se e come roba loro gli eroi del nostro riscatto e facendone i vessilliferi delle schiere più turbolente e facinorose della patria ciurmaglia e attribuendo