Pagina:Pellegrino Rossi e la rivoluzione romana III.pdf/141


capitolo ventesimo 129

zogne, la congiura, cercando di estendere la responsabilità di quel misfatto a tutto il partito liberale romano.

Fra i trentaquattro scrittori costituzionali parecchi opinarono, che la trama provenisse dal partito reazionario; i più la credettero opera di un piccolo consesso di esaltati del partito repubblicano; taluni credettero che fosse eccesso individuale: qualcuno pensò che l’uccisione del Rossi fosse il resultato di furore demagogico, abilmente suscitato da segreto lavorio loiolesco.

E ugualmente varii furono i giudizi dei sedici indipendenti, inclini chi all’una, chi alPaltra delle suesposte opinioni.

Ma in una cosa sono un po’ più, un po’ meno, concordi almeno sessanta di quei settantasette scrittori ed è questa: che sventuratamente una profonda corrente di antipatia, di avversione, di odio si era venuta svolgendo in Roma contro Pellegrino Rossi. Concordi nella constatazione del fatto non lo sono circa le cagioni da cui quel fatto era derivato e molti ne incolpano il Rossi e molti i due partiti reazionario e demagogico e molti ne chiamano responsabili insieme il Ministro e i partiti a lui avversi.

Ma, circa ai particolari della congiura, circa ai nomi dei mandanti e dell’uccisore — notevolissima circostanza questa — la maggior parte di quegli scrittori procede con grandi cautele, con evidenti reticenze, con deliberato riserbo e, quelli fra essi, che accennano a qualche particolare o a qualche nome lo fanno in tono sibillino e dubitativo, con accompagnamento di si disse, di si vociferò, di se, di ma, e di quantunque.

Eppure cinquanta di quegli scrittori, contemporanei e in buona parte anche attori nel dramma del triennio 1846-1849, se non sapevano completamente i particolari della vera congiura contro la vita di Pellegrino Rossi, ne sapevano assai più che non ne dicessero; e alcuni sapevano tutta la verità e, nondimeno, non la dissero e preferirono lasciare le cose avvolte nel mistero; mentre quelli fra quei cinquanta che appartenevano al partito reazionario furono, dopo il 1853, in grado di sapere la verità vera ed alcuni di essi ebbero anche in mano il processo1; ma pur tuttavia si astennero

  1. Il Padre Bresciani e il Conte d’Ideville, per esempio.