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capitolo secondo 73

Noi abbiamo detto che egli sposava fedelmente le dottrine della scuola inglese, quelle del Ricardo più specialmente e quelle del Malthus, che sembravano essere stati i suoi maestri prediletti. I lievi mutamenti, le innovazioni di principii o di particolari che egli tenta talvolta di introdurvi, come per far prova di indipendenza, non hanno una grande importanza e sono, in generale, di una discutibile giustezza; ma se egli non ha arricchito la scienza di alcuna idea nuova un po’ feconda, egli le ha reso il grandissimo servigio di insegnarla correttamente e di propagarne cosi, per quanto era in suo potere, le sane dottrine e, sopra tutto, di riconoscere e di mostrare il punto ove ella era arrivata, il cammino che essa aveva percorso, la via che essa doveva seguire per andare più lontano, il campo che doveva, d’ora innanzi, contentarsi di coltivare»1.

«Egli ha molto illuminato» - aggiunge un altro critico al Rossi benevolo - «tutte le questioni trattate e ha specialmente svolto - meglio che non lo avessero fatto i suoi predecessori - la teoria del valore, quella del principio della popolazione e quella della rendita e ha abilissimamente riuniti gli argomenti principali che rendono irrefíutabile la legittimità della libertà del lavoro e del commercio. Egli parteggia per le idee di Ricardo sulla rendita, per quelle di Malthus sulla popolazione, ma quanto riesce più intelligibile degli economisti inglesi!»2.

«Si è qualche volta ricercata l’originalità del Rossi» - osserva il Reybaud; - «in quella sua equilibrata finezza di percezione, in quella affascinante e limpida vivacità di linguaggio che gli sono proprie sta la sua originalità: essa è in quella vita che egli comunica a ciò che tocca, in quel valore che egli aggiunge a ciò che espone, commenta e rende accessibile alle intelligenze. Trattare la scienza cosi, è darle una nuova impronta, è, in realtà, appropriarsela»3.

«Egli era» — aggiunge un altro suo discepolo e ammiratore — «al Collegio di Francia ciò che era alla Scuola di diritto, un maestro finito e affascinante i suoi uditori per la concatenazione e

  1. A. E. Cherbuliez, art. cit. della Bibliothèque Universelle et Revue suisse, tomo XXX., anno 1867.
  2. I. Garnier, art. cit. nel Journal des Economistes.
  3. Louis Reybaud, art. cit.