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adulazioni, una protezione niente affatto sincera a Pietroburgo o a Berlino; queste miserevoli commedie non sono più in voga. Se Roma tenta di ricondurci al medio evo, o se essa rinnova il patto che ebbe la sciagura di stringere nel secolo decimosesto col potere assoluto, l’opinione pubblica la abbandona e cammina da sé per altra via. Ma se Roma, al contrario, riconosce e santifica il legittimo svolgimento dell’umanità, propugna i diritti della fede e della coscienza, allora l’opinione pubblica è con lei e si ride di coloro che la vorrebbero spaventare con le parole prete, superstizione, sacristia. Questa è la verità».

Esaminate quindi le gravi condizioni in cui Roma si trovava fra i due sistemi di governi dominanti in Europa allora, il dispotico, cioè, e il costituzionale, egli rileva come verso i governi costituzionali si volga ora l’opinione pubblica, come presso i governi costituzionali il cattolicismo trovi rispetto, giustizia e protezione, anche in Inghilterra, non ostante la supremazia della Chiesa anglicana. Ed eccitando il Papato ad allearsi con le monarchie costituzionali, francese ed inglese - giacché i «governi costituzionali sono oggi la forza e la gloria dell’Europa» — esprime un arditissimo suo convincimento, il quale va notato, perchè ci rivela la evoluzione benevola verso la Chiesa e verso il Papato che si veniva operando nella mente e nell’animo dell’illustre Carrarese e perchè esso soltanto può darci non dirò la giustificazione, ma quasi direi la spiegazione, o meglio la scusante dell’atteggiamento, certamente erroneo e fatale e che altrimenti sarebbe inesplicabile, da Pellegrino Rossi assunto a Roma nel settembre del 1818 e pel quale, sventuratamente, fu ucciso. «L’avvenire di Roma è là, nella sua alleanza intima con i governi costituzionali. Il patto del decimosesto secolo, sciagurato, ma politico allora, oggi sarebbe ugualmente un ridicolo anacronismo e un errore enorme. Dopo avere, nel sedicesimo secolo, abbandonato la libertà, perchè essa era moribonda, vorrebbe Roma oggi restar fedele all’agonia del dispotismo? Questo è un errore in cui Roma non cadrá, perchè non è nell’indole sua di cadervi. Occorrerebbe per ciò che essa avesse un potere che non ha, il potere di snaturare sé stessa, di rinunciare ai suoi principii, alle sue tradizioni, alla sua missione. Roma sa proporzionare l’istrumento mondano ai tempi, alle circostanze, ai