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Nell’intervallo fra la chiusura della Dieta di Lucerna e l’apertura di quella di Zurigo il Rossi, che era andato con una missione ufficiale a Parigi, accettò gli inviti fattigli precedentemente dal Guizot, e fino a li rifiutati, pel suo trasferimento in Francia. Il Guizot, divenuto ministro, gli aveva offerto la cattedra di economia politica, rimasta vacante al Collegio di Francia per la morte dell’illustre Giambattista Say.

Questa nomina fu fatta il 14 agosto 1833, sopra proposta presentata al ministro dai professori del Collegio di Francia e in concorrenza con Carlo Comte, il quale alla stessa cattedra era designato dai voti dell’Accademia di scienze politiche e morali1.

Allora Pellegrino Rossi, spontaneamente, si dimise da tutti i pubblici uffici di cui era investito in Svizzera «e che, come notò lo Cherbuliez, erano stati per lui una corvée gratuita, mezzo per diffondere e applicare le sue idee» e con la moglie e i figli, Alderano ed Edoardo, partì alla volta di Parigi.

A Ginevra, città da lungo tempo abituata ad accogliere fra i suoi cittadini numerosi profughi stranieri, alitava una specie di cosmopolitismo tollerante ed affettuoso verso gli stranieri e là Pellegrino Rossi, i lettori lo hanno veduto, s’era acquistato una benevolenza grande, una quasi popolarità - chè popolarità vera, per le ragioni discorse, egli non godè mai in alcun luogo ma, una benevolenza e una quasi popolarità che invano, più tardi, desidererebbe a Parigi ed a Roma.

Lo Cherbuliez abbonda, a questo punto, di melanconiche riflessioni. «Nato italiano», egli dice, parlando di Pellegrino Rossi nell’atto che questi abbandonava Ginevra, «esso è rimasto tale sino all’ultimo e sino alla punta delle unghie. I cittadini di Ginevra l’avevano accettato tale quale era, senza riserva, coi suoi andamenti esotici, il suo accento italiano e i capricci dell’uomo guastato dai buoni successi. Ma che dico io? noi avevamo fatto più che accettarlo! noi non lo avremmo voluto diversamente. Le sue stranezze ci piacevano: noi amavamo i suoi errori di lingua e di pronuncia, tutto. La sua figura esteriore ci pareva in armonia con il garbo del suo spirito e con le sue idee.

  1. Fr. Guizot, J. Garnier, L. Reybaud, G. De Puynode, op. cit; Fr. Guizot, Mémoires, tom. III, pag. 115 e seg.