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centro della Svizzera, sulle rive del lago dei Quattro cantoni primitivi, ai piedi di quelle montagne donde usci l’elvetica indipendenza: non lungi dal Gratili dove i suoi immortali fondatori ravevano giurata; a vista di Morgaiten dove eroici soldati l’avevano conquistata: presso il Brunel dove i primi legislatori ravevano consacrata con un patto perpetuo; nella città federale di Lucerna, di faccia alla cappella di Guglielmo Tell»1.

E perchè la nuova costituzione potesse essere sperimentata utilmente, un articolo del nuovo patto impegnava le autorità cantonali a non usare, per dodici anni, del diritto di revisione.

Date le difficoltà, quasi insuperabili, in mezzo alle quali il disegno del patto Rossi era stato compilato - e fu sottoscritto dalla Commissione il 15 dicembre 1832 - esso fu giudicato da quasi tutti gli scrittori che se ne occuparono quale opera abile, sapiente, patriottica. E realmente quel disegno di costituzione era tale: esso era tutto ciò che di meglio, in quelle circostanze, fra quelle lotte, in quell’ambiente, si potesse fare, era tutto quanto di più opportuno si potesse tentare per conciliare quegli opposti principi e quei contrari interessi2.

Credo però di non far cosa sgradita ai lettori e, ad ogni modo, di adempiere ad un dovere mio, riferendo la conclusione della relazione di Pellegrino Rossi, perchè oltre al riassumere i concetti onde era stata guidata la Commissione nel preparare il nuovo patto federale, oltre al riepilogare, con grande efficacia, tutti gli aspri ostacoli che essa aveva incontrato per via,

  1. Mignet, elog. cit.
  2. Mignet, Saladin, De Broglie, Baudrillart, Reybaud, Garnier, De Puynode, De Mazade, Guizot, Pierantoni art. e op. cit. In generale g’ii scrittori svizzeri, lo Cherbuliez, il Cretinau-Joly, il Daendliker e il Grandpierre, tutti appassionati, subiettivi e, perciò, non imparziali, sono discordi fra loro nel giudicare il patto Rossi e tutti hanno, insieme a lodi maggiori o minori per questa o per quella parte del patto stesso, biasimi più o meno severi per altre parti, o anche pel complesso. Lo Cherbuliez, per esempio, pur così grande ammiratore del Rossi, conclude il suo giudizio così: «Questa costituzione, redatta da una Commissione di quindici membri, di cui il Rossi fu il relatore e sulle deliberazioni della quale egli esercitò, senza dubbio, una g:rande influenza, non potrebbe che impropriamente essere chiamata opera del Rossi. Essa non ha l’impronta della sua scuola: essa non prova, rapporto a lui, che la verità di ciò che io dissi di sopra, cioè che egli non era l’uomo da cui si potesse attendere una soluzione a questioni pendenti»; art. cit. del 1849.