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capitolo primo 41

rate speranze, tanto più esagerate quanto più lunghe erano state le loro sofferenze, quanto più ampie ed ardenti erano le loro compresse aspirazioni.

A tutti è noto come da quella rivoluzione scaturissero i rivolgimenti del Belgio, della Polonia e quelli d’Italia del 1831. La Santa Alleanza aveva riordinata l’Europa, senza occuparsi menomamente delle tradizioni, degli interessi, dei desideri dei popoli; e i popoli, ora che la Francia risollevava il vessillo caduto di mano al vinto di Waterloo nel 1815, confidando nelle magniloquenti fanfaronate dei ministri di Luigi Filippo, insorgevano per far valere i loro conculcati diritti.

Fra le nazioni, i cui interessi più fossero stati manomessi dalla Santa Alleanza, si trovava, come già dissi, anche la Svizzera, sulle cui popolazioni incombeva, come plumbea insopportabile cappa, il patto impostole nel 1815 dalla lunga Dieta di Zurigo, sotto l’influenza e la pressione dei despoti russo, austriaco e prussiano.

Ho già accennato agli effetti di quella perniciosa costituzione, la quale, anzichè fare un tutto armonico ed organico delle ventidue repubbliche, le manteneva slegate, ostili fra loro e impotenti allo svolgimento dell’attività economica e della vita nazionale.

«Nel mese di dicembre, quindi, del 1830, la rivoluzione scoppiò in parecchi dei cantoni più importanti. Dovunque le oligarchie o aristocrazie che si erano imposte nel 1815, sotto la protezione del Congresso di Vienna, dovettero far posto a governi democratici»1. Causa principale di questi rivolgimenti era il fanatismo cattolico; giacchè, in quei quindici anni corsi dal 1815 al 1830, sotto l’impero del vecchio feudalismo repubblicano e borghese, l’Ordine dei Gesuiti aveva svolto una grande attività in tutti i cantoni ove fossero cattolici e specialmente in quelli ove questi prevalevano e, con la solita intolleranza, feroce istinto di quella congrega assorbente e dominatrice, aveva spinto a tal segno l’ultramontanismo - la parola è brutta, ma non l’ho inventata io - che «in quei cantoni i protestanti erano tollerati appena e, nella stessa Lucerna, sede del nunzio pontificio, essi erano perseguitati»2.


  1. L. Grandpierre, Mèmoires politiques cit., par. I, pag 122.
  2. D. K. Daendliker, op. e loc. cit.