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capitolo primo 37

e insieme una vastissima cultura». E soggiunge: «La sua faccia esprimeva l’ingegno e la meditazione, però i tratti ne erano severi, anzi duri. Ho notato poi quanta singolarità (sic) v’era fra lui e lo scultore Tenerani, entrambi nati a Carrara, molte somiglianze nei lineamenti, se non che gli uni esprimevano orgoglio, gli altri dolcezza». E nota poi che aveva «natura poco affettuosa e che gli emigrati italiani se ne lamentavano perchè non li proteggeva», sebbene cerchi poi di rilevare che fra gli emigrati, se v’erano elettissimi spiriti, v’era pure la feccia1. E, in un altro luogo, racconta avergli il Bertinatti narrato «come Pellegrino Rossi, avendo udito una sera a Roma queste medesime sentenze» - cioè discorsi sulla tenerezza delle corporazioni religiose pei beni temporali - «come pensieri reconditi, sorridendo e volgendosi al Bertinatti gli avesse detto: “Nous avons dit cela il y a quarante ans, n’est-ce pas?”». E il Minghetti osserva, a modo di conclusione: «motto che dipinge assai bene il carattere altero ed ironico del Rossi»2.

Che, del resto. Pellegrino Rossi fosse destro, avveduto, calcolatore e che si servisse degli uomini ad agevolare a se stesso il conseguimento dei propri disegni, parecchi dei suoi ammiratori l’hanno affermato. «Dotato di un senso squisito e di una rara destrezza, pieno d’ingegno, con un esteso sapere; scaltro senza falsità; estremamente giudizioso; riservato ed ardito secondo le occasioni, abile a convincere gli uomini sapendoli condurre senza comandarli, desiderando di giovare loro e di giovarsene», scrisse il Mignet, il quale rilevò che la «natura doviziosa di lui non era senza difetto, che si mostrava freddo quando non fosse interessato e che appariva disdegnoso allorché diveniva indifferente»3.

Dalla narrazione documentata del professore Colmet-Daage, suo supplente alla cattedra di diritto costituzionale, appare come Pellegrino Rossi continuasse a percepire la metà dei suoi onorari di professore anche nel 1845, allorché era incaricato di affari a Roma, cumulando, così, gli stipendi e come pretendesse

  1. M. Minghetti, Miei ricordi, Torino, L. Roux e C., 1888, vol. I, cap. IV, pag. 137-138.
  2. M. Minghetti, op. cit., vol. III, pag. 54.
  3. Fr. Mignet, elog. cit.