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capitolo primo 35

nato e ironicamente sprezzante» e, dopo messo in rilievo «l’ironia sdegnosa» che dominava in tutta la memoria apologetica dal Rossi dettata a Genthod, «ironia sdegnosa», soggiunge il biografo, «che fu sempre una delle caratteristiche di questo singolare personaggio», a proposito delle fiere lotte da esso sostenute, accenna «alla potenza di questa strana natura, in cui la passione si nascondeva sotto la freddezza esteriore ed il disprezzo»1.

«Che il Rossi fosse liberale» - scriveva lo Cherbuliez - «nel migliore senso della parola, fa appena bisogno di dire. Egli detestava l’arbitrio e l’oppressione: ma noi crediamo di non ingannarci, aggiungendo che l’oppressione della moltitudine a lui fosse stata odiosa più di ogni altra». E, dopo aver dimostrato come egli fosse liberale aristocratico, soggiungeva che «egli apparteneva a quella famiglia di oratori che i loro istinti e la coltura acquisita rendono inadatti alla demagogia, incapaci di simpatizzare con una moltitudine ignorante e di servirle di organo, ostili, per conseguenza, ai principi della democrazia, o almeno alle loro più logiche applicazioni»2.

Il Guizot, grande amico, estimatore ed ammiratore del Rossi e il quale in più luoghi delle sue voluminose memorie altamente loda l’insigne carrarese, riconosceva, pur nondimeno, che «egli era in fondo pieno di passione e d’autorità: ma esse non si manifestavano di primo tratto, nè con quello scatto e con quella energia esteriore che qualche volta dominano i tumulti parlamentari e popolari. Di una apparenza fredda, lenta e disdegnosa, egli esercitava più influenza sugli individui che sulle moltitudini e sapeva meglio piacere e vincere a solo a solo, che in mezzo ai torbidi e alle peripezie della folla riunita in assemblea o in sommossa»3.

Uno storico fanaticamente papalino e perciò subiettivo e passionato nei giudizi ed esageratore dei fatti, ma pure efficace scrittore e che aveva conosciuto da vicino il Rossi, di cui era ammiratore, così lo descrive: «Di statura alta, dignitoso piut-

  1. C. De Mazade, art. cit.
  2. Cherbuliez, nel secondo dei citati articoli del 1867. E di questo disprezzo del Rossi per la democrazia a lui dà biasimo il suo altissimo laudatore V. Gioberti, nel Rinnovamento civile d’Italia, Napoli, Gabriele Regina, 1864, tomo II, cap. VII, pag. 205.
  3. F. Guizot, Memoires, ecc., tomo III, pag. 125.