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documenti 383



Documento N. XV.1

Il Ghetto ha dolor di corpo.


Ma se la vogliono! Non c’è che dire: santissimo è quel proverbio che suona: Quando la pancia è piena, crepa. Gli ebrei in Roma stavano come cani, la loro voce era cholera, il dritto per essi ora non esisteva, chiedevano di essere fatti uomini o fratelli agli uomini, ma indarno, perchè la società sapeva che il lupo cambia il pelo e non il vizio. Comparve quell’anima angelica di Pio IX, e li sciolse come i can feroci dalla catena e li chiamò figli... ma che figli? Nemmeno figliastri. Seguitarono ad essere sempre i soliti giudii, come lo saranno sempre, nè possono variare per ragion di fede. Ieri l’altro due israeliti si malmenavano per loro questione. Un (sic) guardia civica si diede, con spirito di carità, a disunirli e comporli a pace, ma che vuoi pace? Quei due bricconi si unirono e straziarono quel povero civico. La cosa si fece generale, e ci fu azione e reazione. Nei mezzi però si conobbe odio indegno e rabbia infame contro il nome cristiano. La notte sono stati tirati dieci colpi di fucile, si è scagliata dalla finestra pioggia di sassi, e si è tirata acqua ed olio bollente, ferri da stirare e simili. Tutti i corpi della capitale sotto le armi, e di servizio ai signori ebrei. O vedi! tanti soldati per guardare quattro cani! Il macellaro Ebreo che vendeva carne di bufala in piazza Navona, perchè era ebreo è andato per aria con tutte le corna che teneva in bottega, tutto è stato distribuito ai poveri, ed egli domani prende una purga. I guai sono grossi, ma se li meritano. Dicono che la loro religione è nemica del sangue? Barabaù, e che nemica. Sgrassano i poveri Cristiani come gli agnelli. Se ti prestano uno scudo, ne rivogliono cinque o sei; se gli vendi qualche cosa, te la pagano il decimo; e ridono sempre del pianto degl’infelici. Non si lamentino dunque se hanno di tanto in tanto questa sorte di nespole. Mutino registro, qualunque sia la loro credenza, non sieno i nemici degli uomini, o gli uomini li tratteranno sempre da cani barboni e mastini, e daranno loro di cotali serviziali da fargli andare netta, netta l’anima. S’incomincia a dir davvero, e non vi arrendete? La fune e il sapone costano poco. Domani il resto.


Documento N. XVI.2

Roma, li 24 ottobre 1848.

Il sottoscritto passando per il Ghetto rinvenne che l’Arma carabinieri, condotta dal maresciallo d’alloggio Pinci, aveva disarmato il civico Pietro Moriggi ed intimatogli l’arresto. Il Moriggi richiedeva essere trasportato dai civici medesimi, ed allora il milite Paolo Quattari, del 2° battaglione, richiese al sottoscritto di prestare manforte onde asportare il Moriggi in arresto, e così evitare un qualche dissordine che accadere poteva da parte dei civici e del popolo istesso, che di già mostravasi inquieto per tale ar-

  1. Dal Cassandrino di martedì 24 ottobre 1848, anno I, n. 49.
  2. Dall’Archivio cit., Buste dei Rapporti giornalieri, busta, 31.