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capitolo settimo 363

doveva aver fatto, fra sè e sè, questo ragionamento: Un cadavere non si poteva trovare che in una sala anatomica; le sale anatomiche non si trovano che negli ospedali a cui sono annesse le cliniche, nelle quali spadroneggiano i giovani chirurgi, sostituti negli ospedali stessi. E siccome nell’ospedale di San Giacomo c’era una sala anatomica, e siccome i giovani chirurgi di quell’ospedale erano tutti settari e repubblicani sfegatati, cosi era chiaro che da San Giacomo era uscito il cadavere, o in San Giacomo erano penetrati i cospiratori incaricati di uccidere il Rossi; e, nell’un caso o nell’altro, i giovani chirurgi di San Giacomo erano stati quelli che avevano dato lezioni di anatomia all’uccisore di Pellegrino Rossi.

Ed ecco l’obbietto della persecuzione contro quei tre infelici chirurgi, rei soltanto di essere chirurgi, d’esser giovani e di essere stati caldi di idee repubblicane. A quali resultati conducesse questa inquisizione il lettore vedrà nel successivo svolgimento del processo.

Intanto, dopo il costituto del dottor Ceccarini, venne, il 18 febbraio, interrogato il dottor Pestrini nel modo che segue:

«Un uomo della apparente età di oltre vent’anni, statura giusta, smilzo, carnagione bianca colorita, capelli castagni-scuri in quantità, fronte giusta, occhi cerulei, naso grande, piccoli baffi castagni con pochissima barba uguale, mento regolare. Cesare Pestrini e non Piastrini, come comunemente mi chiamano, fu Luigi, romano, ventiquattro anni, chirurgo, fu arrestato nel caffè presso San Giacomo, mentre indossava la veste di sostituto dell’ospedale stesso: non ha avuto mai che fare coi tribunali: ignora il motivo del suo arresto. Conosce il dottor Giovanni Ceccarini suo compagno e collega. Non nega le affermazíoni di questo, cioè di averlo incontrato presso il palazzo della Cancelleria il giorno 15 novembre, da cui lui proveniva, e avendo incontrato il Ceccarini e il dottor Donni disse loro: Vengo adesso dal palazzo della Cancelleria ed hanno ucciso il ministro Conte Pellegrino Rossi. Si trovò all’ingresso della Cancelleria e descrive la posizione, addosso al muro, dirimpetto alla scala, serrato fra molta gente ignota. Sceso il ministro udì un sibilo cupo che poterà anche ritenersi una fischiata; ma siccome la carrozza gli impediva la visuale, non potè vedere ciò che ac-