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capitolo settimo 359

che faceva ressa sul portone glielo impedì e già il ministro era stato ucciso. Col Grandoni, vestito della divisa dei legionarii, erano sulla piazza - egli lo ricorda - i fratelli Mecocetti e un tal Ferrauti dei Monti, Antonio Ranucci detto Pescetto, Paolo De Andreis, Costa di Trastevere, Bruzzesi incisore di camei. Molti vicentini erano col Grandoni nel punto che dalla scala grande del palazzo dava accesso alla sala del Consiglio dei deputati1. Conosce Luigi Brunetti, il quale indossava la panuntella e stava sulla piazza. Conosce Sterbini e Ciceruacchio: frequentava il caffè delle Belle arti e il Circolo popolare e qualche volta andò anche alla trattoria delle Belle arti, ove cenò una sola volta colla famiglia del Marchese Vecchiarelli di Rieti. Conosce il Carbonaretto»2.

Il 4 febbraio si addiveniva al costituto di Sante Costantini.

«Un uomo dell’apparente età di 24 anni, statura giusta, corporatura proporzionata, capelli ricci castagno-scuri, fronte alta, occhi castagni, ciglia idem, pochissima barba castagna al mento e baffetti simili, naso e bocca regolari, un piccolo polipo nero sull’estremità, verso il mento, della gota sinistra, ove comincia la descritta barba. Sante Costantini del vivente Feliciano, nato a Fuligno, da dieci anni domiciliato a Roma, 24 anni, scapolo, scultore. Sprovvisto di lavoro da tre anni, pensò di andare ad Atene; la madre gli procurò un passaporto; partì con Felice Neri, che credo romano, con cui non aveva precedente relazione mentre presentava pel visto il passaporto all’ufficio di polizia di Ancona, fu arrestato insieme al Neri. Non aveva smania di partire, se no avrebbe presa la via più breve di Civitavecchia.

Apparteneva alla legione romana sotto il fu Colonnello Del Grande, poi al 5° reggimento linea quale sergente maggiore, e vi fu poi Sottotenente e fu assistente alla beneficenza per intercessione di Agostini presso Sterbini. Non sa se un Grandoni succedesse al Galletti nel comando di una parte della legione. Vi fu un

  1. . Noti il lettore la contraddizione in cui cade il Neri, il quale, dopo avere asserito che la ressa della gente sul portone gli impedì di entrare, egli dice che vide il Grandoni con molti vicentini nel punto che dalla scala grande del palazzo dava accesso alla sala del Consiglio dei deputati. Chi conosco la topografia del palazzo della Consulta comprende subito che il Neri, stando sul portone, non poteva assolutamente e in nessun modo vedere la scala, la quale si apre a destra di chi entri e che poi volga sulla sua sinistra e percorra almeno dieci passi dell’atrio.
  2. Processo, primo costituto Neri, foglio 511 a 589.