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Ma il giudice processante non perde di vista quei due uomini misteriosi della vigna Mattei fuori di porta Maggiore, quel bruno, complesso, romagnolo, quel romano, smilzo e macilente, ed esamina parecchi testimoni, da cui nulla di preciso o di legittimamente incriminabile ricava.

Le chiacchiere della farmacia Bruni penetrano un’altra volta nel gabinetto dell’avvocato Cecchini: un medico, il dottor Serafino del fu Giambattista Macarone, da Pescina, di anni 50, viene a dire che là, in quella farmacia, discutendo intorno all’omicidio Rossi, si disse che «il colpo doveva essere stato fatto da mano maestra nell’anatomia del corpo umano e, quindi, si sospettò che prima della uccisione si fossero fatti esperimenti sopra qualche cadavere»1.

A questo punto del processo è allegato un dispaccio del 15 dicembre 1849, n. 13050, dell’assessore di polizia, insieme al quale esso invia gli atti che servirono di fondamento al proscioglimento degli arrestati a porta Maggiore, Romolo Poggioli e Giuseppe Montesi. Questi atti consistono nel rapporto del Masi e del Corvisieri sull’arresto dei suddetti, da loro operato il 17 maggio 1849, in margine al quale rapporto è scritto: «Li 17 maggio, non essendovi titolo a ritenerli ulteriormente in carcere, si dimettano liberamente. Galvagni Giuseppe».

Più una specie d’istruttoria condotta nel giorno 17 maggio intorno a quell’arresto dalla polizia repubblicana in cui Romolo Poggioli, di Ravenna, scapolo, 34 anni, fornaio, dichiara essere egli ben cognito al Bezzi, che gli ottenne la grazia della residua pena cui era stato condannato per delitti politici dal governo pontificio. Messo in libertà, è rimasto in Roma: il 30 aprile è andato a battersi contro i Francesi a porta Angelica. Il 7 andante maggio è stato pregato dal cittadino Mattei di guardargli la vigna e le circonvicine, perchè non siano depredate e da esso gli fu dato per compagno un milite della legione Galletti, di cui ignora il nome. Poi vennero ad arrestarmi. Nego di aver detto che siamo stati lì posti dalla Repubblica romana. (Firmato): Romolo Poggioli — Giuseppe fu Luigi Montesi, romano, 23 anni, milite nella I legione romana. Per preghiera del Mattei il suo Maggiore Eu-

  1. Processo, deposizione Macarone, foglio 349 a 360.