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o aveva detto che la sua daga puzzava di sangue napoletano o francese: erano stati arrestati da una pattuglia composta di soldati di linea, civici e pontonieri; condotti alla polizia, si verificò che essi erano stati inviati a custodia della vigna di Francesco Mattei, sopra istanza di questo, dal Maggiore Ercole Morelli.

La nebbia del mistero si era ormai dileguata: il filone non dava indizio di metalli, ma il giudice Cecchini, finchè fu incaricato del processo lui, ci tornava su di tanto in tanto... Quel legionario Montesi, pallido, macilente, di poche parole, quel civico Poggioli, complesso, bruno, romagnolo poi, che si millantava di avere ammazzati in guerra guerreggiata qualche napoletano o qualche francese... hum!... che non dovessero proprio essere due sicari, o almeno almeno complici dell’omicidio Rossi, il giudice Cecchini non sapeva e non poteva persuadersene! Ma da quel filone anche lo distrassero i nuovi elementi, che si venivano accumulando sul suo tavolo.

Il brigadiere dei veliti pontifici, Francesco De Rossi, in data 4 novembre, gli aveva inviato una denuncia: Pietro Quintili, romano, studente di chirurgia, figlio del Colonnello, aveva detto il 14 novembre, all’ospedale di S. Giovanni in Laterano, a Francesco Anessi, giardiniere del Principe Massimo, che il Conte Pellegrino Rossi sarebbe stato ucciso all’indomani.

E un’altra denuncia gli era giunta: e questa anonima: nella farmacia Bruni, la sera del 1° novembre, il dottor Adone Palmieri, declamando contro il professore Baroni e contro il governo pontificio che non lo perseguitava, disse che anche l’assassino del Rossi, a lui noto, restava impunito.

E l’energico inquisitore all’opera. In due giorni fa venire a sè ed esamina Bonaventura Aversa, giovine della farmacia Bruni, Niccola Bruni, padre del proprietario della farmacia, e un ufficiale pontificio, Francesco Paolini, frequentatore di quella: la denuncia anonima diceva il vero: da quelle tre concordi testimonianze appariva che il dottor Palmieri1, sproloquiando, declamava contro il governo perchè non perseguitava un rivoluzionario del 1831 quale era il professore Baroni e lasciava passeggiare impunito, per le vie di Roma, l’uccisore del Rossi.


  1. Processo, deposizione Palmieri, foglio 84 a 96.