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capitolo sesto 325

scompaginato e fiacchissimo nucleo moderato allora noverasse; e se coloro, sentendosi impotenti sotto quel nembo, invitati a partecipare al grave carico del potere, si fossero rifiutati, egli avrebbe operato da saggio ad allontanarne dalle sue sole spalle l’insopportabile peso; sebbene io creda che, anche unito ai migliori della piccola fazione sua e anche adoperando maggiori precauzioni e maggiore energia, egli e i colleghi suoi si sarebbero palesati impotenti e sarebbero stati travolti dalla fiumana irresistibilmente irrompente delle popolari passioni.

Troppo ossequente alle esteriorità del sistema costituzionale, Pellegrino Rossi, per serbarsi scrupoloso osservatore delle forme, a fine di non accrescere la nomea di reazionario che già lo avvolgea, non prese le precauzioni che avrebbe potuto e dovuto, non si fece scortare dai carabinieri, non ordinò che la guardia civica occupasse l’atrio, che facesse ala nella scalea e, troppo essendosi fidato e troppo alto disprezzo avendo mostrato pei suoi nemici — che eran tanti! — cadde miseramente trafitto.

Nel complesso fu dimostrato chiaramente dai fatti che, se Pellegrino Rossi aveva — e senza dubbio — le qualità necessarie a dirigere il timone di uno stato costituzionale in tempi ordinati e tranquilli, non aveva però in sè la forza di dominare costituzionalmente una bufera come quella che si era addensata su Roma; ed è evidente che, se non fosse stato ucciso, in quella stessa sera del 15 novembre, lui vivo e ministro, a Roma sarebbe avvenuto un conflitto sanguinoso fra i carabinieri e una parte delle milizie di linea da un lato e i legionari, i dragoni, una parte della civica e del popolo dall’altra.

E allora, invece dell’aureola di martire, o almeno di vittima, che avvolse e avvolge ancora il suo nome, questo sarebbe rimasto scritto accanto a quello dei Polignac e dei Guizot, perchè, come essi, egli sarebbe caduto, scivolando nel sangue cittadino.

Vittima delle sue dottrine, desideroso di applicare quella du juste milieu alla procella, ostinato nel volere conciliare ciò che era stato dimostrato assolutamente inconciliabile, lui che aveva detto lo statuto papale una guerra legalizzata fra i sudditi e il sovrano, volle farsi puntello di quello statuto, quando il Papa l’aveva già violato e lo violava da quattro mesi e ora che i sudditi di quello si apprestavano, a volta loro, a violarlo.