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nell’impeto di un animo feroce, produssero il delitto; ma ciò non implica deliberato proposito ne’ medesimi di sospingere la loro opposizione sino ad una tale estremità.

«Quanto alla repubblica, proclamata tre mesi più tardi, vedremo che alla medesima fu aperto l’adito da una serie di avvenimenti del tutto inopinati quando il Rossi fu spento; e sorse promossa da uomini interamente estranei agli interessi e alle tendenze del partito che dirigeva il movimento di Roma a que’ giorni; e vedremo anche quanto la parte repubblicana e l’istinto popolare avessero a combattere contro gli inganni, le minaccie e le resistenze interposte all’attuazione del nuovo partito politico. Fare della morte del Rossi il fondamento degli sviluppi posteriori della rivoluzione, è supporre preveduti dagli uomini, che dieder mano in seguito alla medesima, risultati di cose non derivate da quel delitto, ma da altre cagioni più vaste, per trarne argomento d’imputarlo ai medesimi e calunniarne un partito, è miserabile sofisma de’ nemici della libertà.

«Certo una cospirazione di pubblico odio esisteva contro il ministro di Pio IX1, perocchè ei si fosse imprudentemente cac-

  1. Sulle ragioni della impopolarità, giusta o ingiusta, o in parte giusta e in parte ingiusta, onde era avvolto Pellegrino Rossi a quei giorni e sull’odio pubblico contro di lui attestano, oltre tutti gli scrittori citati, M. Pinto, Don Pirlone a Roma, Torino, Alessandro Fontana, 1850, e Pie IX et la Révolution, Pietroburgo, 1852, cap. II, pag. 70 e seg.; Q. Filopanti, Sintesi della storia universale e specialmente d’Italia, Bologna, società Azzoguidi, 1883, vol. IV, cap. LVIII, pag. 139 e 140; B. Grandoni, Storia inedita, dal giugno 1848 al luglio 1849 — il manoscritto autografo è presso di me, scrittore di questo volume — fasc. III, pag. da 3 a 7; G. Ricciardi, Cenni storici cit., pag. 207 e seg.; C. A. Vecchi, La Italia già cit., vol. II, lib. X, pag. 314 e 315; G. Gabussi, Memorie cit., vol. II, pag. 198 e 225; F. Torre, Memorie storiche cit., vol. I, pag. 98 e seg.; F. Ranalli, Le storie italiane già citate; A. Brofferio, Storia del Piemonte dal 1814 ai giorni nostri, Torino, Magnaghi, 1851, parte III, vol. III, cap. III; Histoire de la révolution du 1848, Paris, Pagnerre libraire-éditeur, 1861; R. Rey, Histoire de la renaissance politique de l’Italie, Paris, Michel Lévy, 1864, lib. III, cap. VII, pag. 200 e seg.; P. Veroli, Le celebrità del giorno, Firenze, Lorenzo Ducei, 1861, pag. 370 e 372.
       Fra gli storici posteriori, Nicomede Bianchi, Carlo Matteucci e i suoi tempi, Torino, Fratelli Bocca, 1874, pag. 176; N. Nisco, Storia civile del Regno d’Italia, Napoli, Morano, 1885, vol. I, cap. XIV, pag. 123 e seg.; L. Zini, Storia popolare d’Italia, Milano, Guigoni, 1863, vol. II, App., pag. 321; A. Zobi, nella Introduzione al Saggio sulle mutazioni politiche ed economiche d’Italia dal 1859 al 1868 Firenze, Eredi Botta, 1870; H. Hamel, Histoire de France depuis la révolution, ecc., Jouvet et C., 1889, tomo I, pag. 246; Domenico Berti, Cesare Alfieri, Roma, C. Voghera, 1877, pag. 117 e seg.;