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capitolo sesto 311

cedere dall’assassinio, perchè il Duca di Berry cadea di pugnale e cinque o sei tentativi di regicidio si succedevano nel volger di due anni in Parigi»1.

Il Saffi, che a lungo ragiona, e con acutezza e con calma serena, di tutte quelle congetture e insinuazioni ed accuse, sagacemente conclude:

«La morte di Rossi fu soggetto di varie e incerte imputazioni, perocchè nessuno degli astanti diede allora, nè mai furono potuti raccogliere, in seguito, certi indizi dell’uccisore. Molti ne gittarono la responsabilità sui gesuiti, sulla fazione clericale, sui corrotti clienti della romana Curia, nemici antichi del nuovo ministro, e offesi nei loro privilegi ed abusi dalle contribuzioni imposte e dalle riforme meditate da lui. I contrari partiti pigliarono pretesto da quel sangue a screditarsi reciprocamente. Gli avversari del nome italiano, in Italia e fuori, fabbricarono calunnie di congiure e di complicità, dandone carico agli uomini e alle opinioni politiche che raccolsero il governo delle cose romane dopo quel triste avvenimento. I giornali della reazione europea, inesausta fiumana di menzogne, divenute ridicole per ismodata impudenza, gli oratori ipocriti delle Assemblee francesi, gli scrittori che vendono le sozzure della loro penna pel vii denaro ch’è loro gittato a premio di prostituzione, gridarono a lungo e gridano ancora, malgrado la luce de’ fatti, de’ documenti e delle date, contro l’empietà di una repubblica inaugurata coll’assassinio.

«Quanto alla complicità degli oppositori del Rossi, vedemmo ch’ei s’apprestavano a combatterlo apertamente nell’arringo parlamentare, nè le invettive de’ loro giornali offrono argomento contr’essi; chè anzi lo adoperarsi con tanta intensità ad atterrare la reputazione politica del ministro, prova com’ei non prevedessero che una mano violenta avrebbe loro sgombra la strada con la morte dell’uomo. Nè chi è consapevole di un macchinato delitto rivela l’animo suo, nè pubblica cose le quali possano essere rivolte contr’esso, quasi indicio di complicità. Gli uomini che bestemmiarono per le stampe il nome del Rossi poterono contribuire ad accendere le passioni che, condensate

  1. G. Mazzini, Scritti cit., pag. 77.