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capitolo primo 23

milieu, la quale - giova notarlo bene, fino da ora, per l’intelligenza degli ultimi atti politici della vita di lui - fu sempre il suo ideale, egli riuscì, resistendo da un lato alle soverchie esigenze dei radicali e lottando efficacemente contro le renitenze dei conservatori dall’altro, a fare modificare la legge elettorale del 1814, abbassando il censo per l’elettorato1.

Così attiva, agitata, laboriosissima trascorse la vita di Pellegrino Rossi dal 1816 al 1830; ma non è a credere che egli non cercasse di frapporre a quella energica operosità soste e riposi, a fine di ritemprare le forze fisiche e intellettuali. Quindi, in questi quattordici anni, egli fece parecchie escursioni a Parigi, dove dall’amico duca De Broglie fu presentato a Francesco Guizot, che egli già conosceva e da cui era conosciuto per gli scritti e col quale, fino da allora, e per conformità di idee e di opinioni e per affinità di studi, di tendenze e di sentimenti, egli si legò della più stretta amicizia, cresciuta e nudrita poi sempre di reciproca stima ed ammirazione.

«La caccia ed il dolce far niente avevano pel Rossi» — come narra lo Cherbuliez suo discepolo ed amico — «tante attrattive che io debbo ancora comprendere come esso abbia potuto sopportare un’esistenza di cui queste due cose non assorbivano una buona metà. Il riposo del Rossi era quello del pensatore, senza dubbio, ma il suo spirito, capace, sotto la spinta di un gagliardo impulso, di consacrarsi a una lunga e intensa applicazione, temeva il giogo delle occupazioni regolari e retrocedeva avanti al compimento di qualunque lavoro imposto; egli amava, come tutto ciò che è vigoroso, la libertà e la spontaneità. Dopo il suo semestre universitario, di cui aveva saputo ridurre la durata a quattro mesi e mezzo, i suoi corsi particolari che dava contemporaneamente e la sessione invernale del Consiglio, egli scappava, gaudioso come uno studente in vacanza, per andare a passare tutta la bella stagione nel suo piccolo dominio di Genollier, ai piedi del Giura»2.

A porre il colmo alla sua fama, ad allargarla a tutta l’Europa, a consolidarla sopra fondamenti durevoli con un’opera di

  1. Mignet, elog. cit.
  2. A. E. Cherbuliez, art. cit. del 1819.