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capitolo sesto 301

Rossi, pure esacrando il misfatto orribile, non fu scontento del suo effetto; ma i più impudenti dei suoi adepti ne mostrarono così aperta soddisfazione che si osò perfino dirnelo complice: tanto quello riusci a suo profitto»1. Cosi il Padre Curci, non sospetto di carbonarismo per certo. Al quale fa eco un altro scrittore pienamente ortodosso che afferma «... e il Rossi era esecrato dagli armeggioni forestieri e non meno dai monsignori romani che vedeansi tassati al pari dei laici»2.

Si oda ora il Cretinau-Joly, il paladino audace dei gesuiti e del gesuitismo. «In più d’una occasione io ho dovuto parlare del signor Rossi e discendendo nel fondo della mia coscienza di scrittore, io credo di non avere a rimpiangere alcuno dei giudizi che la condotta politica di lui mi ha dettato... L’assassinio di cui egli è stato vittima a Roma per opera dei demagoghi, che in altra epoca egli aveva tanto incoraggiato, tanto servito, tanto patrocinato, è uno di quei delitti mostruosi di cui le sole società segrete conoscono il mistero. Questa morte tanto nobile quanto deplorabile, riscatta molti errori commessi: ma se il 15 novembre essa fu il segnale della proscrizione del Papa, esso fu, sarà forse una fortuna per la Chiesa. Il signor Rossi, ministro a Roma, ministro dirigente nelle circostanze in cui Pio IX si trovava, poteva salvare la persona del Pontefice, ma sicuramente egli avrebbe più tardi compromesso, annientato l’unità, l’indefettibilità della Sede apostolica. Con idee preconcette e soventi volte espresse nelle sue opere e nei suoi discorsi, con quella finezza italiana che non urta mai gli ostacoli per tema di infrangerli troppo presto, il signor Rossi era inclinato a servirsi di tutti i temperamenti per allontanare una soluzione. Egli aveva dato affidamenti alla idea rivoluzionaria. Se questa idea non avesse trovato un pugnale per esprimere e tradurre nel sangue collere di energumeni, il signor Rossi, per effetto del suo spirito, fatto scettico a forza di aver conosciuto e praticato gli uomini, sarebbe stato trascinato a secolarizzare il governo pontificio. Dio non l’ha permesso e, siccome le sue vie non sono cognite, come i suoi pensieri non sono i nostri pensieri, secondo le pa-

  1. C. M. Curci, Il Vaticano regio, ecc., già citato, cap. II, pag. 57.
  2. C. Cantù, Della indipendenza italiana. Cronistoria. Torino, Società tipografica-editrice, 1873, vol. II, cap. XXXXVI, pag. 1434.