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della sua ultima opera, il Rinnovamento civile d’Italia, Vincenzo Gioberti, ma non senza una punta di passione, avvegnachè appaia chiaro che egli tanto più ama Pellegrino Rossi quanto più lo sapeva avversatore del ministero Pinelli e da questo avversato; di quel ministero Pinelli contro cui sono addirizzate, in tuttaquelropera, le ire del Gioberti, il quale, in quel libro, spesso diviene passionato ed ingiusto. «Ma la parte positiva e coetanea delle cognizioni è oggi trasandata in Italia, come ogni altro genere di nobili studi» - scrive l’autore del Primato - «e non conosco chi, alla nostra memoria, l’abbia avuta a dovizia, eccetto Pellegrino Rossi. Se non che, costretto dall’amor patrio a spatriare da giovane, trattare i negozi e dettar nella lingua di contrade forestiere, l’italianità dei pensieri fu per avventura in lui meno vivida che da tanto ingegno altri poteva aspettare. Oltre che, essendo stato condotto dai tempi e necessitato dalla fortuna a conversare e stringersi coi liberali conservatori, se col valido intelletto seppe fuggirne le preoccupazioni, si intinse però alquanto del colore di quelli e forse non avverti appieno l’indole democratica dei tempi che corrono. Tuttavia per acume passò di gran lunga tutti i suoi coetanei e rese qualche immagine, in questo secolo ottuso, dei tempi del Machiavelli. Di che fanno buon testimonio non solo i suoi scritti, ma le sue azioni; imperocchè, ambasciatore di Francia, favori le riforme, attraversate dal governo che lo spediva; ministro di Pio IX, dopo i disastri campali del Quarantotto, ravvisò nella lega politica l’ultimo rifugio della povera Italia; e agli eroici ma vani sforzi che fece per indurvi Torino e Napoli dovette l’odio dei faziosi e la morte»1.

E, subito dopo il giudizio del Gioberti, mi piace riferire quello di un uomo insigne, che del Gioberti fu avversario fierissimo in giovinezza, suo continuatore in vecchiezza, il quale scrisse: «Se Pio IX, tornato in Roma per le armi italiane (gliene fu offerto il modo; e forse le sole pratiche sariano bastate), vi avesse, con più senno e meno avventatezza, ripigliato il primo indirizzo per ordinarvi, di concerto con gli altri principi, il suo stato, secondo

  1. V. Gioberti, Del rinnovamento, ecc, già citato, vol. II, cap. VII, pagina 205. E nella stessa opera vedi nel vol. I, cap. I, pag. 160 e seg.; cap. II, a pag. 215, 218, 219 e passim.