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cartelli affissi sulle mura delle vie e in cui chi suggeriva una cosa, chi un’altra e, fra i nomi designati al ministero, vidi il mio e, conoscendo la mia insufficienza e le difficoltà, mi ritirai in casa e ivi mi trattenni fino ad ora tarda. Ma la mancanza di notizie e il fragore d’armi mi trassero ad andare all’ambasciata di Toscana. Là v’era monsignor Boninsegni malato, che io curavo. Il ministro Bargagli mandò uno dei suoi familiari a prender notizie; quegli tornò, dopo qualche tempo, e narrò essersi fatta violenza al Quirinale e avere per conseguenza Sua Santità nominato un ministero composto di Galletti, Sterbini ed altri»1.

Quanto al Minghetti, egli narra nella sua deposizione, che «uscito dal Quirinale alle 11 circa del giorno 16 con animo di ritornarvi, perchè allora non v’era folla, nè tumulto; quando tornò trovò che la piazza era già ingombra di popolo e le porte del palazzo chiuse, per cui egli retrocesse e andò, crede, a casa»2.

I fatti di quel giorno sono notissimi: la dimostrazione popolare, imponentissima e forse anche un po’ imbronciata, ma, ad ogni modo, pacifica, o per un malinteso, o per soverchio zelo degli svizzeri, che, primi, trassero sul popolo, si mutò in una ribellione che stette, li li, per produrre l’invasione del Quirinale. Finalmente il Papa, dopo lunga e ostinata resistenza, nella quale la sovraeccitazione nervosa gli diede forza e coraggio di dimostrarsi più energico di tutti quelli che gli stavano intorno, il Papa che, quantunque circondato da quasi tutti gli ambasciatori esteri, non aveva a sè vicino nè il Pasolini, nè il Minghetti, nè il Fusconi, nè il Pantaleoni, nè il Farini, nè l’Orioli, nè il Becchi, nè il Massimo di Rignano, nè alcuno de’ suoi antichi consiglieri, cedette alle pressioni del popolo e nominò il ministero Rosmini-Galletti3.


    momento e a governare, in quei difficilissimi giorni, con speranza di evitare l’anarchia, quel Galletti che, insieme al Mamiani e allo Sterbini, era, in quel quarto d’ora, uno dei tre uomini più popolari di Roma e dello stato romano.

  1. Processo cit., deposizione Fusconi, foglio 6085 a 6131.
  2. Processo cit., deposizione Minghetti, foglio 6131 a 6150. Pier Silvestro Leopardi, che stimava il Minghetti «uomo di colto ingegno e di rottissime intenzioni e capace di stare intrepido dinanzi ai cannoni», lo biasima perchè si lasciò prendere dal panico della situazione (P. S. Leopardi, Narrazioni storiche citate, cap. LXXII, pag. 363).
  3. A tutti sono note le dimissioni date da parecchi deputati, dopo la