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capitolo quinto 223

nuovo ministero con queste assennate e patriottiche parole: «La combinazione del nuovo ministero ha potuto suscitare in alcuni non poca apprensione e sgomento. Il sapere che l’anima e la mente di questo ministero si è il Conte Pellegrino Rossi riesce per taluni una novella malaugurata ed infausta. Io poi, a dire quel che il cuore me ne pronostica, non mi sento punto nè sgomentato, nè atterrito. Che il Rossi abbia ottenuto una serie di cittadinanze in Europa mi è indizio che in lui si è rispettato ed onorato il genio e l’intelletto italiano; il che io reputo nostra gloria comune. Che poi Luigi Filippo e Guizot ne abbian fatto un uomo di stato, mi è prova di sapienza e di politica, senza la quale male si ascende allo sgabello ministeriale; ed in tal caso mi sia lecito il desiderio di esser meglio curato da un medico esperto, che da un balordo ciarlatano. Oltre di che io non debbo dimenticare essere il Rossi un figlio d’Italia, che un giorno, come tanti altri, propugnava la causa della nostra libertà; ho tutto il diritto di credere ch’egli non tradirà la madre sua e che anzi, voglioso di smentire e dissipare tutti quei sospetti e quelle tante congetture che dalle molteplici vicende della sua vita procedono, si travaglierà a tutt’uomo per l’opera santa della libertà e indipendenza, e additando, con ferma mano, il sentiero dell’ordine e delle leggi, ravviverà quella morale fiducia che forma la potenza dei governi e l’unione dei popoli»1. Ora, premesso, come premisi, che Pellegrino Rossi vedeva la parte esteriore di quella lotta e a quella guardava, egli cominciò subito col concepire un atto sagace ed avveduto, ma che venne interpretato per ciò che era realmente, un accentramento sempre maggiore dell’autorità in mano sua, un nuovo atto che confermava il sospetto della sua dittatura; il giorno 18 settembre soppresse il ministero di polizia e lo uni a quello dell’interno, lasciandovi, pel momento, quale sostituto il dottor Michele Accursi, romano, già condannato politico ed esule, assai probabil-

  1. Pallade, giornale di ogni sera, del 18 settembre, n. 347. Degli altri giornali più importanti, il Contemporaneo (del 17 settembre), la Speranza (del 13, 14 e 17 settembre) e l’Epoca (del 14 settembre) tutti tre accolsero con aperta ostilità il nuovo ministero e specialmente il ministro Rossi; il Costituzionale romano (del 18 settembre) e il Labaro (del 19 settembre), salutarono assai benevolmente il ministero e il Rossi specialmente; anzi il Labaro prese subito a difenderlo dagli attacchi del Contemporaneo.