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capitolo quinto 221

mani di un sol uomo i tre principali portafogli dell’interno, della finanza e della polizia, a cui un uomo non poteva bastare: osservò che i colleghi che il Rossi si era scelto erano uomini o deboli, o giovani e al tutto nuovi, i quali avevano bisogno pel disbrigo de’ loro affari di dipendere dal Rossi stesso, l’unico uomo di stato del ministero e a’ cui cenni niuno di essi si sarebbe saputo opporre, onde si poteva dire che anche gli altri portafogli stavano effettivamente nelle sue mani:... che, da altra parte, i modi del Rossi erano duri e sprezzanti, non ^ti a conciliarsi il pubblico, massimamente quello di Roma, che in questo punto della convenienza era così delicato e suscettibile per lunga educazione: che a lui quindi pareva indispensabile collocare a fianco del Rossi nel ministero qualche uomo che potesse stargli a petto per elevatezza di mente ed autorità, il quale temperasse quella soverchia potenza; che altrimente, sotto un tal ministro, il menomo inconveniente sarebbe stato, che il Sovrano avrebbe perduto intieramente la sua libertà, e il Rossi avrebbe operato come suol operare chi sente di esser diventato l’uomo necessario; ma che molto più gravi inconvenienti sarebbero sicuramente derivati, poichè il ministro Rossi avrebbe tirato seco nella rovina il proprio Sovrano, come appunto aveva fatto il signor Guizot, di cui il Rossi era discepolo, rispetto a Luigi Filippo»1.

Per queste, adunque, e per le ragioni espresse nel precedente capitolo, il nuovo ministero fu accolto con sospetto e diffidenza da una parte della stampa romana, con aspettazione benevola da un’altra parte di essa2.

Il Don Pirlone, spigliato e brioso giornale, con bellissime e spesso sapienti caricature, venuto in luce il 1° settembre e del quale erano collaboratori Michelangelo Finto, Terenzio Mamiani e l’avvocato Leopoldo Spini, Michele Mannucci, Eugenio Albèri e Oprandino Arrivabene, così salutava il nuovo ministero: «— Finalmente dopo tanto frugare e rifrugare lo abbiamo trovato!

  1. Commentario della missione a Roma di Antonio Rosmini Serbati negli anni 1848—49, Torino, Stamperia Paravia e C., 1851, parte I, pag. 53 e 54
  2. Del Montanari vedere la miserrima lettera al Minghetti, in data 20 ottobre 1848, in cui, per difendere servilmente Pio IX, massacra puerilmente la storia, falsando i fatti contemporanei, arzigogolando di subiettive congetture, ecc. (Ricordi del Minghetti, vol. II, pag. 386 e seg.).