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capitolo quarto 211

E in realtà era lui che aveva detto, nel 1829, in un articolo inserito nella Revue Française: «Il Papato non potrebbe piegarsi alle nuove forme politiche: il supporlo compatibile con esse è un sogno»; era lui che aveva scritto al Guizot nel 1832 «Roma è sempre Roma: sino che voi sarete in Italia, bene, ma dopo? Serie garanzie costituzionali, serie, positive voi le vorrete, ma non potrete ottenerle; il Papa non vorrà e l’Austria nemmeno... Io spero che si sia ben convinti che la rivoluzione, nel senso di una profonda incompatibilità fra il governo romano e le popolazioni, è penetrata fino nelle viscere del paese»; era lui che, nella lezione 49ma del suo Corso di diritto costituzionale, aveva scritto: «si può dire che più d’una volta la croce e la spada hanno colpito alla cieca e là dove non avevano il diritto di colpire. Ho io bisogno di ricordarvi le lotte religiose del xviii secolo, il giansenismo, la bolla Unigenitus, il miracolo del diacono Paris, le pratiche dei convulsionari, questa folla di stravaganze che si erano dato convegno sotto gli occhi della filosofia, come per giustificare l’opera di distruzione a cui essa si affaticava?»; era lui che, poco dopo, in quella stessa lezione aveva ricordato con indignazione «lo scandalo di tripudio, lo scandalo di applausi, lo scandalo di feste di cui la strage di San Bartolomeo fu oggetto nella Roma dei Pontefici, nella Roma cristiana, nella Roma che è centro della religione dell’evangelo»; era lui che aveva scritto che si sarebbe potuto proclamare come principio «la distruzione del potere temporale del Papa, d’indagarne gli abusi, gli inconvenienti, di appellarsene all’opinione dei popoli, di far loro comprendere che i nemici della loro emancipazione non erano già i vicari di Cristo, ma i principi temporali di Roma; che, come principato, Roma aveva disertato la causa della libertà per quella del privilegio, quella dell’intelligenza per il potere, e posto al servizio di tutte le oligarchie l’inquisizione e l’indice»; era lui, finalmente, per non continuare nelle citazioni, che si potrebbero quadruplicare, che anche recentemente, assistendo alla inaugurazione della Consulta di Stato fatta da Pio IX, sotto la presidenza del Cardinale Antonelli, aveva detto al Silvani, al Minghetti, al Rocchi, al Pasolini e aveva scritto al Guizot: «vedete voi tutto ciò? noi abbiamo assistito ai funerali del potere