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capitolo quarto 207

tembre e da lui pressato ad assumere la direzione della cosa pubblica, si decise ad accettare l’incarico e formò il ministero che da lui — quantunque il presidente ne fosse il Cardinale Soglia Ceroni — prese il nome.

Che cosa era avvenuto nell’animo del Rossi? Quali lotte fra opposti consigli vi si erano combattute? Quali inspirazioni vi avevano prevalso? Quali visioni avevano indotto l’insigne statista ad accettare quel gravissimo e pericoloso carico?

Questo punto della travagliata, avventurosa e avventurata vita del grande uomo di cui mi occupo, e che sarebbe necessario fosse il più chiaro, appare il più oscuro di tutti; non solo non è facile, ma è difficilissimo fissare con sicurezza le ragioni che lo spinsero a gettarsi, novello Curzio, entro quella oscura voragine.

Innanzi tutto mi par si debba ricercare: quali erano le vere opinioni di Pellegrino Rossi sul Papato? Questa ricerca è stata frammentariamente fatta da molti di coloro che hanno scritto intorno a lui; e chi sopra una delle sentenze e chi sopra l’altra soffermandosi delle tante, nei molteplici suoi volumi, dal Rossi pronunciate a proposito del Papato, e chi cercando indovinarne il pensiero dalle più recenti manifestazioni di lui sullo stesso argomento, ciascuno ha voluto dedurne i suoi giudizi taluni favorevoli, i più contrari alla sua accettazione della nomina di ministro1.

Dirò subito che tali deduzioni e tali giudizi mi sembrano incompleti ed arrischiati.

Evidentemente un esame accurato delle opere di Pellegrino Rossi deve necessariamente condurre qualunque lettore spassionato ed imparziale a questa conclusione: che le opinioni dell’illustre carrarese sopra il Papato, le cui manifestazioni, varie ed interpolate, cominciano nel 1815 e arrivano sino al 1848, subirono, logicamente, le modificazioni che i tempi diversi, i diversi ambienti, gli studi, le evoluzioni della coscienza dell’insigne uomo dovevano inevitabilmente produrre.

E a chi ben consideri quegli svariati giudizi, quelle opposte sentenze apparrà chiaro che in esse havvi contraddizione, non

  1. De Broglie, Crétinau-Joly, De Mazade, Bon-Compagni, De Puynode Spada, Pierantoni, D’Ideville, Bertolini e Boglietti.