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capitolo quarto 203

ostacoli di qualche rilievo al sincero stabilimento del governo costituzionale. E forse potrei provarmi a spiegarvi quali siano questi ostacoli e quali vie erano da pigliarsi per evitarli. Ma vol. signora, per quanto buona vi siate, non mi perdonereste tanta noia. Giova sperare che quel che non si è fatto da prima, si farà poi (!). Il cuore del principe è ottimo, l’ingegno dei sudditi è grande, l’animo moderato (!). Volesse Iddio che non vi fosse a Roma altra difficoltà da vincere in questi difficilissimi tempi».

Il Rossi, quindi, esaminava il secondo moto italiano, «il moto che vuoisi chiamar nazionale: quest’impeto santo della risorgente Italia, che la spinge a scuotere qualsiasi giogo straniero, a spezzarlo con le armi». Di questo moto dimostrava tutta la giustizia e la ragionevolezza e, poscia, con parole urbane, riguardose, quasi diplomatiche - ed è cosa degna di nota - biasimava il contegno tenuto dal Papa dì fronte a questo moto.

«Vero è che la insurrezione lombarda e il corrispondente moto italiano, non poteano lasciare il Papa, e men d’ogni altro Pio IX, inoperoso e mutolo. Al Papa offerivansi due partiti: l’intervento pacifico, o la guerra. Grandi e gloriosi partiti, semplici e schietti l’uno e l’altro; il primo più da Papa, il secondo più da Re italiano. Forza è pure che io non nieghi che di questi due partiti, i quali per essere efficaci dovean pigliarsi francamente, e senza frapporre indugi, nè l’uno, nè l’altro fu arditamente prescelto. Si ondeggiò fra i due. Spiaceva la guerra: non fu nè dichiarata, nè impedita. Il paese fe’ un po’ di guerra, il Papa servò la pace. L’intervento lo conoscete, una lettera, una esortazione tarda, insufficiente, forse meno opportuna».

Detto quindi che la fortuna d’Italia si trovava in quel momento sotto la tenda di Re Carlo Alberto, il Rossi tocca del terzo punto, il moto pazzo - secondo la sua espressione - che sarebbe il repubblicano. E li, indagando come il desiderio d’imitare i Francesi potrebbe trarre gl’Italiani a desiderare la repubblica, dimostrate quali fossero le delizie della repubblica di oltre alpi e, con energia, provato come non varrebbe la pena di sottrarsi a reggitori quali Pio IX, Leopoldo, Carlo Alberto per darsi in balia dei discepoli di Ledru-Rollin, di Barbés, di Flocon, soggiunge: «Ma vi odo, indulgente ad un tempo ed arguta, dirmi.