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capitolo quarto 191

le mani lo strumento con cui, insieme ai moderati ed ai costituzionali, avevano sperato scacciar dalla penisola lo straniero, vistisi abbandonati da colui in cui avevano riposta ogni loro speranza e, pur volendo conseguire l’indipendenza dallo straniero, che era lo scopo supremo a cui tutti i partiti tendevano concordi, si buttarono, per disperati, nelle vie delle rivoluzioni popolari.

Perchè, è bene fissar questo punto: fino a che si sperò e si credette Pio IX fautore e promotore della santa guerra d’indipendenza da tutti i partiti ugualmente desiderata e voluta, fino a che, per conseguenza, si sperò di potere avere coadiutori tutti i Principi italiani, dall’esempio e dall’autorità del Papa tenuti uniti alla grande impresa, le popolazioni, tuttochè divise da opposti desiderii e da svariate aspirazioni, restarono unite entro i confini della legalità e delle costituzioni; ma, quando l’Allocuzione del 29 aprile venne a infrangere quell’ideale, a dissipare quelle speranze, a distruggere quella fede, allora i popoli eccitati, addolorati, convulsi si gettarono ai più disperati partiti.

L’Enciclica del 29 aprile, che di poco precedette e anzi concorse a produrre i disastri delle armi piemontesi in Lombardia fu l’inizio della rivoluzione. «Quest’epoca dolorosa d’armistizio - scrive uno dei più autorevoli fra gli storici moderati - «fu la vera epoca rivoluzionaria in Italia. E lo doveva essere: perchè ad un gran dolore e ad un grande disinganno succede naturalmente la disperazione, la quale dà ascolto ai più cattivi consigli e ai più malvagi consiglieri»1.

Dunque, siccome era ragionevole e logico che i moderati cercassero di rattenere il Papa su quello che essi estimavano il retto cammino, è inutile negare che lo facessero. Pellegrino Rossi, primo di tutti, e, con esso, il Pasolini, il Massimo, l’Aldobrandini, il Recchi, il Farini, il Minghetti, il Montanari, l’Orioli, il Pantaleoni, il Sereni e lo stesso Mamiani - benchè

  1. F. A. Gualterio, Gl’interventi dell’Austria nello Stato romano, Genova, libreria Grondoria, 1859, pag. 41; A. Rosmini, Missione, ecc., pag. 200 a 218. E sul fatto che il Re di Napoli. il Papa, il Granduca di Toscana facessero ciò che dovevano logicamente fare, osteggiando la causa nazionale, vedi Carlo Cattaneo, Scritti politici ed epistolario, pubblicati da G. Rosa e I. White Mario, Firenze, Barbera, 1892. nello scritto Considerazioni in fine del primo volume dell’Archivio triennale a pag’. 270.