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capitolo quarto 177

e il poco suo senno nelle cose di stato, come, andato un giorno da lui, questi gli dicesse che, circondato da principi italiani che avevano concesso a’ loro popoli un governo costituzionale, si trovasse anche egli costretto a cedere alle esigenze dei suoi sudditi, i quali dimandavano eguale governo. Quindi pregavalo a volergli presentare un disegno di statuto fondamentale: ed egli, il Rossi, ricusava bellamente di prestarsi a tale opera; ma il Papa ad insistere e ripregarlo non come ambasciatore di Francia, ma come giuspubblicista volesse accontentarlo; tanto che il Rossi cedette e promise. Nè molto andò che, tornato al Pontefice, gli presentasse il desiderato disegno, ed il Pontefice, senza neppure gettar lo sguardo su quelle carte, aperto il cassetto della scrivania, innanzi a cui sedeva, levò fuori uno scartafaccio, nel quale era una proposta pure di statuto messo insieme da altri, e diedela a vedere al Rossi, perchè volesse dirgliene il parer suo. E il Rossi, con quella franchezza che pochi usano coi principi egualmente che coi popoli, lettolo appena: «Santità», disse, «questa è una guerra legalizzata fra i sudditi e il governo. Del disegno del Rossi non si parlò più: quello così giudicato dal grande economista fu promulgato dal Papa e se riuscisse una guerra fra sudditi e sovrano lo mostrarono troppo presto e troppo funestamente i fatti che succedettero1.

La quale promulgazione di quell’ibrido statuto, a parte la leggerezza e il niun senno e la volubilità di Pio IX a cui ho più volte accennato e che, per debito di storico obiettivo, debbo riconfermare e riconfermo pienamente, non era tanto dovuta a questi difetti del Pontefice, quanto alla duplice ed opposta qualità degli alti uffici che in lui si accoglievano. La contraddizione fra i doveri di quei due uffici, la contraddizione, che aveva presieduto e che ineluttabilmente doveva presiedere ai primi atti pubblici — e io lo notai — di Pio IX, la contraddizione che aveva continuato, quantunque, in mezzo a quegli entusiasmi, a quelle speranze, a quelle illusioni, non avvertita quasi nè dal Papa nè dai popoli, a dominare, fra l’azzurro e le rose, tutta quella situazione, ora si imponeva in tutta la chiarezza della sua

  1. O. Raggi, nella Prefazione da lui premessa al citato volume: Nella inaugurazione. del monumento nazionale a Pellegrino Rossi in Carrara, pagine XI e XII.