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capitolo terzo 161

giava il nuovo arcivescovo monsignor Romilli e in lui festeggiava Pio IX, irruppero furibondi, arrestando, ferendo, uccidendo; c sollevando moti universali di pietà e di sdegno, di compianto e di maledizioni in tutta la penisola e in gran parte dell’Europa civile.

Tale era sul declinare dell’anno 1847 la condizione d’Italia, quando il governo inglese, nell’interesse del gran popolo britannico, visto che la penisola stava per divenire teatro di gravissimi avvenimenti, volendo mettersi in condizione di equilibrare razione della Francia e dell’Austria, inviava in Italia, con speciale missione, il Conte Gilberto Elliot Murray Kynymond di Minto, nelle storie italiane di quei tempi assai noto sotto il nome di lord Minto. Quella missione era conforme alle tradizioni liberali del popolo inglese, tradizioni che potevano essere state abbandonate, per un momento, nell’ultimo periodo delle guerre napoleoniche e sotto il ministero Castlereagh, ma che avevano nuovamente preso il loro impero sulla politica inglese, durante la insurrezione greca, e, poi, dopo la rivoluzione di luglio in Francia. Lord Minto doveva lodare e incoraggiare i principi riformatori e assicurare principi e popoli italiani che «il governo di Sua Maestà britannica era profondamente convinto essere saggio partito pei sovrani e pei governi loro il porre in atto o mantenere nell’amministrazione degli affari un sistema di progressivi miglioramenti, il porre rimedio agli abusi, e modificare un po’ per volta le antiche istituzioni per uniformarle ai progressi della intelligenza e delle discipline politiche. Il governo di Sua Maestà considera come verità innegabile che quando un sovrano indipendente, esercitando liberamente gli atti della sua volontà, pensi intraprendere i miglioramenti delle leggi e delle istituzioni che reputa efficaci a procacciare il benessere del suo popolo, niun altro governo abbia diritto di tentare di fermarlo e di immischiarsi nell’esercizio di uno degli attributi della sua sovrana indipendenza»1.

Questa era una sfida in tutta regola alla politica d’intervenzione propugnata dal Principe di Metternich.


  1. Lettera di lord Palmerston a lord Minto, in data 18 settembre 1847, in Correspondence of Foreign Office, riprodotta dal Farini op. cit., lib. II, cap. VIII, pag. 275 e seg.