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stringendo fra il Principe di Metternich e il Guizot. Per il che — per quanto il ministro di Luigi Filippo, a coprire gli errori della sua politica, cerchi di nasconderlo nelle sue Memorie egli si trovava — di fronte alla politica liberale di Pio IX, così ostica per il suo amico Metternich — in un grande imbarazzo. Da un lato sentiva la impossibilità di osteggiare le riforme papali, che il governo francese aveva sempre suggerite e che attraevano la simpatia della grande maggioranza dei liberali francesi, dall’altro lato partecipava alle preoccupazioni e alle inquietudini del grande cancelliere austriaco. Poi, di fronte al contegno del governo inglese, il quale favoriva apertamente le speranze dei popoli italiani e incoraggiava i principi della penisola all’opera riformatrice, e sotto l’influenza delle lettere del suo amico ambasciatore Pellegrino Rossi, il ministro Guizot ondeggiava titubante e non sapeva e non poteva appigliarsi a partiti decisivi. Egli si preoccupava sopra tutto che il movimento italiano si contenesse entro i termini di quella moderazione che costituiva, per lui, il talismano della politica liberale e conservatrice du juste milieu, che era il suo ideale; quindi, quantunque il Conte Rossi si mostrasse preoccupato dell’occupazione austriaca a Ferrara, fatto «che sarà considerato, non solamente negli stati del Papa, ma in tutta Italia come una invasione», onde egli non sa prevedere «se ne deriverà l’abbattimento o l’irritazione»1, egli, il Guizot, si cullava in un grande ottimismo, vedendo nello stato romano tutto color di rosa e, sulle informazioni che gli dava monsignor Lasagni, che trovavasi a Parigi, esagerava a sè stesso l’importanza delle riforme papali — dimenticando ciò che gli aveva tante volte scritto il Rossi sulla niuna efficacia di quelle riforme, date a rilento e quasi strappate più che concesse — e si illudeva pensando che «in tutto questo movimento progressivo e riformatore l’influenza dei liberali moderati e laici era di più in più attiva e preponderante»2.

Pellegrino Rossi, effettivamente, come quegli che era dottrinario quanto o più del Guizot, si lodava assai dei moderati

  1. Lettera di P. Rossi al ministro Guizot, in data 20 luglio 1847, nelle Mémoires del Guizot stesso, vol. VIII, cap. XLVI, pag. 357.
  2. F. Guizot, Mémoires, ecc., vol. VIII, cap. XLXI, pag. 362 e 363.