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158 | pellegrino rossi e la rivoluzione romana |
stringendo fra il Principe di Metternich e il Guizot. Per il che — per quanto il ministro di Luigi Filippo, a coprire gli errori della sua politica, cerchi di nasconderlo nelle sue Memorie egli si trovava — di fronte alla politica liberale di Pio IX, così ostica per il suo amico Metternich — in un grande imbarazzo. Da un lato sentiva la impossibilità di osteggiare le riforme papali, che il governo francese aveva sempre suggerite e che attraevano la simpatia della grande maggioranza dei liberali francesi, dall’altro lato partecipava alle preoccupazioni e alle inquietudini del grande cancelliere austriaco. Poi, di fronte al contegno del governo inglese, il quale favoriva apertamente le speranze dei popoli italiani e incoraggiava i principi della penisola all’opera riformatrice, e sotto l’influenza delle lettere del suo amico ambasciatore Pellegrino Rossi, il ministro Guizot ondeggiava titubante e non sapeva e non poteva appigliarsi a partiti decisivi. Egli si preoccupava sopra tutto che il movimento italiano si contenesse entro i termini di quella moderazione che costituiva, per lui, il talismano della politica liberale e conservatrice du juste milieu, che era il suo ideale; quindi, quantunque il Conte Rossi si mostrasse preoccupato dell’occupazione austriaca a Ferrara, fatto «che sarà considerato, non solamente negli stati del Papa, ma in tutta Italia come una invasione», onde egli non sa prevedere «se ne deriverà l’abbattimento o l’irritazione»1, egli, il Guizot, si cullava in un grande ottimismo, vedendo nello stato romano tutto color di rosa e, sulle informazioni che gli dava monsignor Lasagni, che trovavasi a Parigi, esagerava a sè stesso l’importanza delle riforme papali — dimenticando ciò che gli aveva tante volte scritto il Rossi sulla niuna efficacia di quelle riforme, date a rilento e quasi strappate più che concesse — e si illudeva pensando che «in tutto questo movimento progressivo e riformatore l’influenza dei liberali moderati e laici era di più in più attiva e preponderante»2.
Pellegrino Rossi, effettivamente, come quegli che era dottrinario quanto o più del Guizot, si lodava assai dei moderati